Omicidio del Po, barista ucciso. Svolta nel giallo

Arrestati carabiniere e fidanzata: Salvatore Ciammaichella, 45 anni, e la compagna Monia Desole, 42

I due presunti responsabili dell'omicidio del Po

I due presunti responsabili dell'omicidio del Po

Rovigo, 7 giugno 2016 - A oltre una settimana dal ritrovamento del cadavere di Antonio Piombo nella golena di Garofolo, arriva la svolta nelle indagini sulla morte del barista di 61 anni. Sono state infatti fermate due persone, un carabiniere e la sua compagna, con l’accusa di omicidio aggravato e detenzione abusiva d’arma. I militari del Comando provinciale di Rovigo hanno dunque dovuto cercare l’assassino ‘in casa’, portando avanti con discrezione l’indagine e i rilievi. Sabato, però, il cerchio si è stretto attorno a Salvatore Ciammaichella, maresciallo 45enne in servizio a Cento, in provincia di Ferrara, e alla compagna di 42 anni, Monia Desole, originaria di Pavia. Entrambi sono stati fermati a Canaro, sulla centralissima via Roma.

Il principale sospettato è, come detto, un carabiniere, a quanto sembra già finito in precedenza sotto la lente dei suoi superiori tanto che, dopo essere stato spostato dal Bolognese a Cento, era attualmente fuori servizio. Da meno di un mese era venuto ad abitare vicino a a Frassinelle, dove vive la madre, e appena 15 giorni fa aveva fatto domanda per ottenere la residenza. Sabato, mentre stava andando a fare un prelievo in banca a Canaro, è stato bloccato dai carabinieri del comando provinciale assieme alla compagna.

A incastrare la coppia, le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno immortalato il sospettato alla guida dell’auto della vittima, poco dopo l’omicidio. Auto abbandonata dagli stessi assassini a Guarda Veneta. In mano agli inquirenti anche decine di intercettazioni e due prelievi fatti dalla Desole con il bancomat del barista ucciso. Per sparare alla vittima, oltretutto, non sarebbe stata utilizzata la pistola d’ordinanza di Ciammaichella, che era stata riconsegnata mesi prima, ma un’altra pistola, una Mauser calibro 7,65, detenuta illegalmente dal maresciallo. Arma che sembra corrispondere a quella che ha sparato due volte contro Piombo, oltretutto alla presenza della figlia di 8 anni della Desole, che aspettava in auto (da cui l’aggravante). I due, dopo essere stati interrogati dal sostituto procuratore Fabrizio Suriano, sono stati portati a Verona. Resta comunque un grande punto interrogativo: il movente del brutale assassinio, nonché la natura del legame fra il barista ucciso e la coppia.

Antonio Piombo è stato raggiunto, nella notte tra giovedì 26 e venerdì 27 maggio, da un colpo di pistola al torace, e ‘finito’ con un colpo alla testa. Il suo corpo è poi stato trascinato verso il Po: forse la coppia aveva l’intenzione di sbarazzarsi del cadavere gettandolo nelle acque del grande fiume. Il corpo senza vita di Piombo è però rimasto sulla spiaggetta, dove è stato trovato il giorno dopo da alcuni pescatori. L’auto del barista 61enne, invece, era stata ritrovata qualche giorno dopo a Guarda Veneta, dove era stata abbandonata dagli assassini. Mancano all’appello il cellulare e il borsello di Piombo, mentre il suo bancomat è stato utilizzato dalla Desole per due prelievi, uno a Bologna e l’altro a Finale Emilia, probabilmente con l’intento di depistare le indagini.