"Parco fotovoltaico, sì a certe condizioni"

Chiarelli (Confagricoltura) sui casi di Loreo e Occhiobello: "Favorevoli all’agrivoltaico, che abbina coltivazione e produzione di energia"

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Rimane alta l’attenzione e il dibattito sulla realizzazione degli impianti fotovoltaici in Polesine. In questi giorni la novità arriva da Occhiobello con un nuovo progetto per un parco fotovoltaico su un terreno privato. Un incontro preliminare tra Regione, Comune, enti territoriali e azienda sviluppatrice di impianti solari Limentra Ltd per discutere di un parco fotovoltaico. Il luogo individuato è un terreno privato situato a fianco della tangenziale tra via Eridania e statale 16. Il parco fotovoltaico, esteso su 12 ettari, è progettato per produrre energia pari a 8,6 Mwp.

Il progetto consiste in moduli fotovoltaici che seguono automaticamente lo spostamento del sole; i telai sono infissi nel terreno senza alcun utilizzo di basamenti in cemento. La viabilità interna al parco verrà realizzata su terra battuta senza l’ausilio di ghiaia e asfalti. Una posizione favorevole giunge da Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo, che precisa: "C’è da distinguere gli impianti agrivoltaici da quelli ‘tradizionali’ a terra, in quanto nel primo caso si può abbinare la coltivazione agricola e produrre energia. Nel secondo non li approviamo. Quello di Loreo risponde a caratteristiche che rispondono a requisiti tempo fa nell’ambito della legge 41, riguardante gli impianti fotovoltaici a terra volta a preservare il suolo agricolo. Se vogliamo la riduzione dell’emissione in atmosfera di CO2 dobbiamo produrre energia pulita".

Sul tema impianti fotovoltaici, però, diverse sono le posizioni critiche, su tutte quelle di Coldiretti e Cia Rovigo. A queste segue quelle di Paolo Giolo ‘Il Veneto che Vogliamo – Coordinamento polesano’, che che di proteggere il Polesine e la sua agricoltura: "L’impianto fotovoltaico di Loreo (42 MW su 62,5 ha, oggi coltivati a mais e soia) è solo l’ultimo di una serie: dall’inizio dell’anno, nel solo Polesine, sono state presentate istanze a San Martino di Venezze (14,8 MW), Badia Polesine (25 MW), Occhiobello (8,7 MW), Salara (5,9 MW). Se è vero che non tutti gli impianti comportano il consumo di suolo agricolo (la campagna, per intenderci), è anche vero che spesso quel suolo non è ‘nelle aree industriali e in quelle ambientalmente già compromesse’.

Sicuramente interessante è la prospettiva dell’agrivoltaico: ossia della convivenza di impianti fotovoltaici a terra con le colture agricole e l’allevamento, utilizzando pannelli sospesi ad una certa altezza e che non coprono costantemente le piante". Altra posizione quell’associazione ambientalista polesana ‘Fare Verde’ che spiega: "Non crediamo ai ‘parchi fotovoltaici’ – afferma il commissario del gruppo, Laura Meneghetti – quali attività compatibili o salvifiche dell’agricoltura. Il nostro è un tassativo No a questo tipo di realizzazioni, poiché è un controsenso ricorrere all’installazione di una fonte energetica rinnovabile, consumando una risorsa non riproducibile, la terra. Fare Verde è d’accordo all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, ma devono essere collocate in contesti già compromessi e possano contribuire al loro recupero". Fare Verde, inoltre, chiede di varare un piano provinciale, d’intesa con la Regione Veneto, che coordini i nuovi impianti fotovoltaici, vigilando sulla loro corretta dismissione giunti a "fine vita produttiva". Oltre la collocazione degli impianti fotovoltaici esclusivamente in zone industriali eo comunque sui tetti degli opifici artigianali ed industriali.

Mario Tosatti