Perse 258 imprese. Polesine maglia nera

Delle sette province venete quella rodigina segna il saldo negativo maggiore nel 2020. Ma il calo resta sotto l’1 per cento

Migration

Il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni d’imprese, nel 2020, in Polesine, è negativo. Le imprese sono 258 in meno, un calo dello 0,96 per cento. Il tasso peggiore di tutte le sette province venete. Le nuove iscrizioni in provincia di Rovigo sono state 1.064 a fronte delle 1.322 cessazioni. La diminuzione percentuale è negativa quasi dappertutto ma meno grave che in Polesine. A Belluno 0,92 per cento, a Vicenza 0,75 a Treviso 0,55 mentre a Venezia 0,22 a Padova 0,15 e a Verona il saldo è positivo, anche se di una sola azienda in più: 4.713 iscrizioni, 4.712 cessazioni. Diminuzioni tutte sotto l’1 per cento ma è forte, in questo periodo, l’aiuto degli ammortizzatori sociali. Quando calerà l’apporto degli ammortizzatori la situazione potrebbe peggiorare.

Secondo Confapi Veneto "l’effetto combinato di Covid, Dpcm vari e crollo dei consumi si fa sentire in modo pesante sulla demografia delle imprese". La vicina Lombardia è riuscita, ad esempio, a far annotare un più 0,30 per cento nel tasso di crescita, il Veneto registra uno sconfortante -0,38 per cento, frutto di un saldo negativo di 1.822 imprese, fra le 21.827 iscrizioni e le 23.649 cessazioni. "Proprio perché ci troviamo in uno dei territori maggiormente colpiti dalla crisi innescata dal Covid è necessario provvedere con urgenza a riaprire i mercati in sicurezza", commenta i dati Jonathan Morello Ritter, presidente dei Giovani imprenditori di Confapi Veneto.

"Un problema importante è la mancanza di fiducia che scoraggia l’apertura di nuove attività. L’incertezza e la lentezza della macchina delle riforme e della pianificazione hanno per effetto quello di mettere ulteriormente in crisi il nostro tessuto imprenditoriale. È invece necessario avere una visione e lasciare alle imprese la possibilità di fare previsioni per poter effettuare investimenti. Lo sottolineiamo con vigore proprio oggi, dopo aver assistito al triste spettacolo andato in scena sui banchi del parlamento, col Governo occupato a cercare i voti per salvarsi, mentre le priorità del Paese sono passate in secondo piano".

Morello Ritter evidenzia poi un altro aspetto della questione: "Occorre salvaguardare il mondo del lavoro con la prevenzione e attraverso strumenti di protezione. Oggi, però, non sono previste agevolazioni per chi ad esempio vuole far fare i tamponi nella propria azienda e il costo di 12-15 euro l’uno non può essere sostenibile a lungo termine. Allo stesso tempo, un altro dei temi chiave, già sollevato da Confapi a livello nazionale, riguarda la vaccinazione di tutti gli addetti in azienda: per quelle imprese che decideranno di far fronte a questo impegno straordinario devono essere trovati a livello normativo meccanismi premianti dal punto di vista fiscale o contributivo".

Tommaso Moretto