"Pistole ai vigili urbani, sono un boomerang"

La maggior parte dei cittadini boccia questa soluzione: "La situazione dal punto di vista della criminalità non è così grave"

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Si torna a parlare di armi ai vigli urbani, dopo l’appello del senatore Luca de Carlo, coordinatore di Fratelli d’Italia Veneto. Un’idea però che non convince del tutto i cittadini che si confermano preoccupati che l’improprio utilizzo di questi strumenti possa generale più problemi che benefici. "Pur comprendendo che la situazione per questi lavoratori a volte sia pesante, e non priva di pericoli, non sono favorevole a fornire loro delle armi – commenta Eva Grandi, cittadina –. Armare le persone non significa garantire automaticamente la sicurezza della città. Le armi possono essere usate solo in determinate circostanze, quelle più pericolose, ed è un attimo che la situazione possa sfuggire di mano. Se davvero esiste questo problema della sicurezza piuttosto aumentiamo il personale e cerchiamo di garantire che non si trovino mai soli in situazioni che minino la loro incolumità". Secondo molti residenti la città non versa in una situazione così critica da necessitare un aumento di strumenti offensivi di questo tipo. "Il tasso di criminalità non è così alto da richiedere di armare anche queste figure – interviene Oriello Perosa, pensionato –. Semmai è più un problema di rispetto della divisa, che negli anni è venuto a mancare. Per usare un’arma ci vuole grande preparazione, se non si è adeguatamente formati è più probabile che si vengano a creare problemi, più che soluzioni". Una decisione, quindi, che dovrebbe essere ben ponderata prima di diventare realtà. "Se il personale armato non è in grado di usare la pistola si rischia di creare situazioni molto pericolose anche per la cittadinanza – sostiene Massimo Zanarini –. I vigili urbani svolgono mansioni molto importanti ma non hanno mai lavorato utilizzando le armi, perché sono sempre state altre le figure preposte a farlo. Figure, come carabinieri o poliziotti, che hanno fatto corsi e percorsi specifici e che sono preparati ad adoperare un’arma. Piuttosto che armarli sarebbe meglio investire per creare una sorta di interforze, in cui chi è armato possa essere da supporto a chi non lo è". Non solo un problema pratico, secondo i cittadini, ma anche psicologico. "Le armi possono essere date a persone che sanno gestirle, sia dal punto di vista operativo che da quello psicologico – spiega Renzo Raimondi, residente –. Sparare non è così semplice. C’è una bella differenza tra farlo mentre sei sotto pressione e farlo ad un poligono di tiro. Ma soprattutto le armi andrebbero usate soprattutto come deterrente". Tutti concordi quindi che la sicurezza della città non si garantisce solamente dotando delle armi la polizia unicipale. "Rovigo non ha un tasso di criminalità così preoccupante da richiedere un aumento delle persone armate – commenta Massimo Sanavio, cittadino –. Ci sono certamente alcuni punti critici nella città, con situazioni che vanno gestite. Ma non è dando le armi, soprattutto a chi non le ha mai utilizzate, che si potrà risolvere il problema".

Agnese Casoni