Proteste Dpcm Rovigo, "Lavorare è un diritto. Se ci chiudi, ci paghi"

Oltre 200 i manifestanti ieri in piazza Matteotti per la mobilitazione regionale che ne prevedeva, però, il doppio

La protesta contro le nuove restrizioni del Dpcm (foto Donzelli)

La protesta contro le nuove restrizioni del Dpcm (foto Donzelli)

Rovigo, 2 novembre 2020 - Erano previsti 500 manifestanti da tutto il Veneto fra commercianti e dipendenti del privato. Rappresentanti dei settori più colpiti dalle restrizioni alle aperture previste nei decreti della presidenza del consiglio dei Ministri per arginare l’epidemia di Covid-19. Ieri sera però, dalle 20 alle 22 in piazza Matteotti, erano poco più della metà. Le forze dell’ordine erano schierate ma non c’è stato bisogno di alcun intervento. In prima fila lenzuola con scritte di questo tipo: "Sì gioco leale, no governo criminale". Oppure: "Sopra la gente lo Stato campa sotto lo Stato la gente crepa. Stato assassino".

È proprio il governo Conte II, nato dall’alleanza fra Pd e Movimento 5 stelle, il bersaglio dei manifestanti. "Il governo non risolverà mai il problema perché il problema è il governo. Tu chiudi, tu ci paghi" recitava un altro cartello mentre un gruppo, dietro ad uno striscione sul quale si leggeva "la vera emergenza è questo governo" intonavano l’inno di Mameli sventolando bandiere tricolori. Non è andato tutto a gonfie vele per gli organizzatori, Laura Vallin e Paolo Furegato. In più momenti chi stava sotto il palco se l’è presa o ha criticato chi stava parlando. Una signora ha rilevato, urlando a squarciagola, che durante una manifestazione simile svoltasi a Mestre il palco non c’era. E secondo lei sarebbe stato meglio che non ci fosse stato nemmeno a Rovigo, nel segno dell’uguaglianza tra i manifestanti.  

"Hanno fatto terrorismo, la gente ha paura ad uscire di casa. Una luminare ha detto che è cresciuto del 200 per cento l’uso di farmaci contro la depressione" gridava un signore interrompendo l’intervento di chi aveva il microfono. Almeno due i consiglieri comunali presenti, solidali con i manifestanti: Michele Aretusini della Lega e Mattia Maniezzo di Italexit. Fra gli interventi più accorati c’è stato quello dell’ex consigliere comunale Giacomo Sguotti, titolare del Corsopolitan: "Le pizzerie chiuse di sera cosa possono fare? Ci hanno diminuito le entrate per decreto. Queste chiusure sono la condanna a morte delle nostre attività".

Si è interrotto mentre la gente, sotto di lui, urlava "libertà, libertà". Poi ha ripreso a parlare: "Ci hanno detto per chiudere queste attività che queste misure servono a non far intasare i trasporti pubblici. Mi volete spiegare chi alle nove di sera va a intasare i trasporti pubblici? Quando qualcuno, i leoni da tastiera, ci chiederà perché siamo scesi in piazza. Perché il lavoro è un diritto. Perché noi veneti non vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo lavorare. Quando ho sentito Conte che prometteva ristoro mi è venuto in mente che sto ancora aspettando i soldi che che mi erano stati promessi ad aprile. Vogliamo i parcheggi gratis da domani mattina". È intervenuto anche il tatuatore Andrea Fabbri, conosciuto come Andy Tattoo, particolarmente attivo su Facebook. "Il progetto di devastare l’economia è in atto", è stata una delle bordate del tatuatore.