Rovigo, qualità della vita in picchiata

La città piomba al 63° posto della speciale classifica relativa al benessere sociale

Per ciascun settore, a ogni provincia è stato dato un voto da 1 a 4. Il risultato ha evidenziato una qualità della vita scarsa o insufficiente per il 58% degli italiani

Per ciascun settore, a ogni provincia è stato dato un voto da 1 a 4. Il risultato ha evidenziato una qualità della vita scarsa o insufficiente per il 58% degli italiani

Rovigo, 27 novembre 2017 - Qualità della vita. Rovigo piomba al 63 esimo posto su 110. Finisce in terza fascia, la penultima. Rispetto all’anno scorso perde otto posizioni e precipita nella colonna di destra della classifica. Nel 2016 era a metà via, 55 esimo posto.

E non si può dire che sia il comune destino delle province venete, e che sia colpa della geografia. Belluno è sul podio nazionale: medaglia di bronzo. Tallonato da Vicenza, quarta in classifica. E da Treviso, sesta. Bene quasi tutte le confinanti.

Verona è dodicesima. Leggermente peggio Padova e Venezia, seppur in seconda fascia, rispettivamente al 34 esimo e al 41 esimo posto. Male Ferrara, in Emilia Romagna, è al 65 esimo posto, anche lei in terza fascia. La classifica è stata stilata da «Italia Oggi» ed è la 19 esima edizione. L’indagine è curata dal dipartimento di statistiche economiche dell’Università «La Sapienza» di Roma. Al primo posto c’è Bolzano, all’ultimo Trapani. La curiosità è che in entrambi i casi si tratta di province appartenenti a regioni a statuto speciale. Ma la prima è il Trentino Alto Adige, Trapani invece è in Sicilia.

Gli indicatori tengono conto di affari e lavoro; ambiente; disagio sociale e personale; servizi finanziari e scolastici; sistema salute; tempo libero, tenore di vita; criminalità e popolazione. «Con una giunta che ha eliminato la parola ambiente dalle sue scelte politiche e pensa solo a dividersi le poltrone non poteva che essere così», commenta i dati Nadia Romeo del Pd, capogruppo consiglio comunale a Rovigo. «Io non abiterei nella periferia di Padova o Verona. Per me bere un caffè in un bar dove conosco tutti è una variabile da non sottovalutare», osserva il sindaco di Badia e consigliere provinciale Giovanni Rossi. Il vice presidente della Provincia, Vinicio Piasentini del Pd, invece commenta così: «Sono molto dispiaciuto ma non mi stupiscono i risultati. Urge una immediata azione di tutte le forze sociali per far pressione verso la Regione e lo Stato chiedendo l’inserimento di Rovigo tra le zone svantaggiate del nostro Paese, alla stregua delle aree del sud più in difficoltà».

Perplesso il presidente della Provincia e sindaco di Ceneselli, Marco Trombini: «Certe aree di Vicenza sono infrequentabili. Bisogna capire di che parametri si è tenuto conto». L’opinione di Laura Cestari, assessore della Lega Nord a Ficarolo e consigliere provinciale, invece è: «Non perdiamo mai il nostro titolo di fanalino di coda del Veneto ed abbiamo purtroppo il vizio di piangerci addosso. Le risorse statali che giungono alle Province ed in generale agli enti locali sono sempre meno, ma questo non vale solo per Rovigo. Vale per tutti. Questo dovrebbe indurci ad una riflessione profonda. Chiediamoci perché non c’è più volontà di investire sul nostro territorio e chiediamoci perché i nostri giovani sono costretti a lasciare le nostre zone per vedersi realizzati».