Chioggia, ragazzo di colore lasciato fuori dalla spiaggia. "Uno schiaffo"

Lo stabilimento è stato chiuso per razzismo. Arrivano le scuse dei titolari al giovane di Adria

Pietro Braga, 18 anni, con l’avvocato Barnaba Busatto

Pietro Braga, 18 anni, con l’avvocato Barnaba Busatto

Adria (Rovigo), 11 agosto 2019 - «Tu stasera nel locale non puoi entrare. Sei africano». Quando domenica 21 luglio Pietro Braga, 18 anni di origini etiopi ma adottato dieci anni fa da una famiglia di Adria, si apprestava ad iniziare una serata in spiaggia con gli amici al ‘Cayo Blanco’, noto stabilimento balneare di Sottomarina, nel comune di Chioggia, tutto si sarebbe aspettato tranne questa sprezzante risposta pronunciata dal buttafuori. Pietro è rimasto scosso, tanta l’amarezza, e non ha potuto far altro che tornare a casa. Ma negli ultimi giorni i riflettori su questa storia di ordinario razzismo, poi finita su tutti i media nazionali, si sono accesi. E il locale, in seguito alla denuncia presentata ai carabinieri di Chioggia e alla querela che è stata sporta dall’avvocato Barnaba Busatto, di Adria, per violenza privata aggravata da motivi razziali, è stato sanzionato dal questore di Venezia con la chiusura per un periodo di 15 giorni.

«Il proprietario del ‘Cayo’ mi ha chiamato in queste ore per scusarsi, immedesimandosi in quello che sto provando e incolpando l’agenzia che gestisce i buttafuori» sono queste le prime parole di Pietro ai nostri taccuini ancora profondamente turbato da quanto è successo.

Come ha vissuto quei momenti?

«Credevo che il buttafuori scherzasse. Inizialmente ridevo, incredulo. Intanto i miei amici, bianchi, erano già entrati. Ma appena ho visto altri due ragazzi di colore esclusi per la stessa ragione, ho capito che facevano proprio sul serio»

E poi?

«Ho chiamato mia madre e l’avvocato Busatto. Lei è arrivata subito e, a fatica, abbiamo parlato con il responsabile dei buttafuori. Questa la sua giustificazione: ‘Gli africani non entrano, perché qui recentemente hanno rubato bracciali e collanine’. Il tono era arrogante e minaccioso. A quel punto i miei amici, schifati, hanno voluto andarsene insieme a me. E nei giorni successivi abbiamo presentato le denunce»

Reputa giusta l’entità della sanzione?

«Non mi interessa. Ho denunciato affinché questa storia non si ripeta più. Ho 18 anni, volevo solo vivere una serata con gli amici. Ma sono stati loro e i miei genitori a farmi capire la gravità del fatto»

In tanti ritengono che episodi di razzismo simili dipendano dal clima politico attuale

«Di certo non aiuta. Ma ciò che è successo è dipeso solo ed esclusivamente dall’ignoranza»

Come ha vissuto l’attenzione mediatica di queste ore?

«Mi sta provocando tanto stress. Non pensavo che questa storia si ingigantisse così. Ma, spero, possa insegnare qualcosa. A me, ad esempio, ha insegnato che con l’aiuto di familiari e amici si può affrontare tutto. Grazie a loro ho superato l’umiliazione. Ringrazio le forze dell’ordine, che mi hanno capito fin da subito, e anche i tantissimi cittadini che mi hanno espresso solidarietà, compresi i Comuni di Adria e Chioggia»

Pietro, cosa vorrà fare da grande?

«Intanto terminare l’ultimo anno di liceo scientifico, poi iscrivermi alla facoltà di medicina. Intendo restare in Italia, anche se non escludo di tornare in America, dove ho recentemente studiato sei mesi. Sport? Sono un calciatore, ho fatto due anni nel vivaio della Spal. Quest’anno giocherò nel Cavarzere».