"Ristori, esclusi per una manciata di euro"

Titolare di un ristorante tagliata fuori dal beneficio: "Secondo il governo ho incassato troppo, oltre al danno anche la beffa"

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Dopo un anno difficile, tra pandemia, chiusure e limitazioni, il commercio ancora stenta a ripartire. Ma a penalizzare ulteriormente alcune categorie è anche il mancato arrivo dei ristori promessi. Ristori che sarebbero arrivati in presenza di precise condizioni ma che, per pochi punti di percentuale, non sono stati attribuiti. È il caso di Maura Cavallaro, titolare insieme al marito de ‘Il locale’, piccolo bar in via Miani, alle porte del centro cittadino. Mentre durante la prima fase dell’emergenza, il piccolo locale era riuscito ad accedere ai fondi ristoro, questa volta Maura racconta di non aver avuto diritto a nulla. "I ristori sono basati su una perdita di almeno il 30% - spiega - ma facendo i conti con la commercialista è emerso che arrivavamo al 28%. Per questo motivo non ho potuto accedere alcun tipo di indennità che potesse aiutare la mia attività, già provata dall’emergenza sanitaria". Un periodo, quello della pandemia, che oscillava tra chiusure forzate di mesi e aperture con il solo servizio di asporto. Un tipo di lavoro che decisamente non compensava i costi sostenuti. "Inizialmente abbiamo dovuto chiudere, come tutti quanti. Poi ci hanno riaperto ma con la formula dell’asporto, ma un locale come il nostro, in una città come Rovigo, decisamente non può lavorare con questo tipo di servizio. Il servizio che offriamo, i prodotti che proponiamo, tutto qui è concepito in maniera completamente diversa dal bar tradizionale. Con questa formula gli incassi non bastavano a coprire tutte le spese che un’attività come questa deve sostenere - commenta –. Luce, acqua e affitti sono arrivati per intero a fronte di incassi nettamente inferiori. Siamo inoltre rimasti chiusi nei periodi di festività, giorni in cui la gente è libera di passeggiare e questo sarebbe significato sicuramente più lavoro. Le limitazioni hanno inoltre bloccato il turismo da fuori città, fascia di clientela con cui abbiamo sempre lavorato bene". La cosa peggiore, secondo la titolare, era osservare la città riprendere vita, dietro le vetrate di un’attività completamente bloccata. "A maggio hanno riaperto ma con la condizione dI avere uno spazio all’esterno, e ha fatto brutto tutto il tempo – racconta – oltre al danno la beffa". Maura si dice delusa dall’atteggiamento avuto dal governo attuale nei confronti di chi, per dare il proprio contributo, ha pagato un caro prezzo dell’emergenza sanitaria. "Ci sentiamo abbandonati, da gennaio non abbiamo ricevuto un centesimo – commenta –. Adesso è periodo di fare le domande per i ristori successivi. Ma potremo presentarle solo da fine giugno. Questo significa che, ammesso che verranno dati i soldi, chissà quando arriveranno". La preoccupazione per il futuro della propria attività è molto alta. "Tra poco comincia il periodo delle ferie estive e la città si svuoterà completamente dalle persone – dice –. Non abbiamo potuto lavorare prima e ci apprestiamo ad iniziare in uno dei periodi più difficili dell’anno. Siamo delusi, arrabbiati e decisamente preoccupati".

Agnese Casoni