Rovigo, 62 anni di vita insieme. E muoiono a 12 ore l’uno dell’altra

La storia di Giovanni Bovolenta e Malvina Pezzolato. La moglie si è spenta la sera del 30 gennaio, il marito all’alba del giorno dopo, senza sapere che lei se n’era già andata

Malvina Pezzolato e Giacomo Bovolenta in una foto d’epoca

Malvina Pezzolato e Giacomo Bovolenta in una foto d’epoca

Rovigo, 7 febbraio 2018 -uesta è la storia di Giovanni e Malvina, che se ne sono andati in silenzio, senza disturbare. Hanno vissuto più di sessant’anni insieme. Si sono voluti bene. Sempre. Hanno lavorato tanto, messo al mondo e tirato su cinque bravi figli. Poi si sono spenti, nello stesso giorno o quasi. Dodici ore di differenza.

Giovanni Bovolenta aveva 86 anni, Malvina Pezzolato 83. La loro è una storia molto bella e commovente, piena di amore vero. Giovanni e Malvina vivevano a Donzella di Porto Tolle, vicini ai loro figli e ai loro nipoti.

È un buon posto, Donzella, nel cuore del Delta del Po. Loro stavano abbastanza bene, a parte qualche acciacco dovuto all’età, sino a un po’ di giorni fa. Poi Giovanni, verso la metà di dicembre, era stato ricoverato all’ospedale di Porto Viro. Malvina si faceva portare dai figli a trovarlo. E in quei giorni anche lei aveva fatto un po’ di esami di routine.

Il 30 gennaio era a casa, si è svegliata e non si è sentita bene. Accompagnata all’ospedale di Adria, è stata ricoverata. Ha mangiato qualcosina e poi si è addormentata. Alle 18, Malvina muore. I figli si mettono d’accordo: al papà lo diciamo domani.

Ma Giovanni non lo saprà mai. Si spegne all’alba del giorno dopo, alle 6 del mattino, dodici ore dopo la sua Malvina. Quest’amore così solido durante la loro vita è rimasto intatto anche nella morte. Anche l’ultimo viaggio lo hanno fatto insieme.

Si erano sposati il 26 dicembre 1955, il giorno di Santo Stefano. Avevano già un bambino, Maurizio. Poi sono arrivati Fabrizio, Raffaella, Enrico e Mirco.

Giovanni, come tanti in questi posti, aveva fatto molti mestieri. Il pescatore, l’operaio alla centrale dell’Enel e in zuccherificio. Malvina era casalinga. L’addio nella chiesa di Donzella. Molta gente, fra il dolore e la tristezza. «Mai – dicevano – si era vista una cosa simile». «Sono morti insieme. È giusto così», diceva qualcuno. «Non potevano staccarsi. È un disegno divino, l’hanno fatto anche per non disturbare i loro figli».

Ai funerali c’erano le bare vicine ed è venuto anche il vescovo, Adriano Tessarollo, commosso. La cerimonia funebre è stata molto suggestiva e Giacomo Bovolenta ha ricordato i suoi amati nonni con una lettera dolcissima e piena di significati. «Non è facile mettere in fila parole e pensieri in un giorno come questo – ha detto Giacomo – in un momento come questo. Soprattutto se penso che tutto è accaduto così in fretta, troppo in fretta. Ricordo quando ero bambino, le passeggiate in bicicletta con mio nonno. Da Donzella fino alla Sacca di Scardovari. Mi raccontava storie di pescatori e mi insegnava a conoscere e ad amare i nostri posti. La casa dei nonni era accogliente. Non eravate mai soli, sempre circondati da figli, nipoti, fratelli e sorelle. Eravate un punto di riferimento per tutti e avevate sempre la parola giusta per tutti noi. Avevate poche cose ma ci avete dato tutto».

Poi Giacomo, che grazie anche ai sacrifici della sua famiglia è diventato avvocato, ha detto: «Si sono voluti bene sino all’ultimo respiro. Mentre il nonno era ricoverato in ospedale, chiedeva sempre ai figli della sua Malvina. E lei chiedeva sempre del suo Giovanni. Ci mancheranno tantissimo il dolcissimo sorriso di lei e le battute spiritose di lui. Ciao nonna Batocia, ciao nonno Biso».