Safari in laguna sul Delta del Po

Il parco è entrato nel ristretto club delle Riserve Biosfera dell’Unesco FOTO - FOTO1 Cavalli Camargue del Delta VIDEO; In barca nella laguna VIDEO; La coltivazione di meloni e angurie VIDEO; Il mercato del pesce di Porto Tolle VIDEO

Viaggio sul Delta del Po

Viaggio sul Delta del Po

Rovigo, 9 luglio 2015 - Momento d’oro per il Delta del Po. A giugno, il parco è entrato nel prestigioso club delle Riserve Biosfera dell’Unesco. Dieci siti in Italia, 631 nel mondo. Il Mab (Man and the Biospher) è considerato come un riconoscimento per la salvaguardia e la protezione dell’ambiente e del paesaggio ma anche per lo sviluppo delle attività economiche e sociali del territorio, con particolare rilievo alle attività culturali, agricole, artigianali, commerciali, di pesca e turistiche. Il Delta del Po, suddiviso in due aree, Emilia-Romagna e Veneto, è uno uno parchi deltizi più importanti d’Europa e presenta specificità di grande interesse a livello di ecosistema, paesaggio e storia.

Il sogno del cavallo bianco prende forma in questa splendida Camargue italiana, siamo a Spiaggia Romea (FOTO), parco naturale e villaggio turistico insieme, settanta ettari a Lido delle Nazioni. Terra fragile e unica, il Delta del Po (FOTO). Ci siamo messi in viaggio dall’Emilia al Veneto, da Ferrara a Porto Tolle, nel Rodigino. I tesori delle lagune (VIDEO) e la bellezza di un parco naturale dove convivono cavalli, tori neri dell’Andalusia, daini, germani e rondini (VIDEO). Camargue italiana Safari emiliano che non t’aspetti. In casa ci sono settecento turisti e un’ornitologa. Comacchio capitale del birdwatching, «era da tempo che non si vedevano così tante specie nella nostra zona». Un Ibis sacro, si spaventa e si alza in volo.

Un secondo, il terzo è acquattato, anche gli animali sentono quest’afa che non dà tregua. I cigni fuggono davanti all’obiettivo, fino a un momento fa convivevano pacificamente con un toro andaluso, nascosto all’ombra di un albero. Infatti un cartello avvisava, attenzione. Un daino si nasconde, è alto come i giunchi. Il lago, privato. Francesca Santonastaso, direttrice del centro, t’informa che quest’anno sono arrivati tremila ragazzi per la settimana azzurra. Un branco di cavalli Delta, i più giovani sono scuri «crescendo diventano bianchi». Un piccolo steso a terra, «fanno così per riposarsi ma tutti pensano che stiano male e ci telefonano». Passeggiate a cavallo anche nella pineta di Volano, «vanno bene anche per i bimbi, sono mansueti». Lo dice anche dei tori. Meglio non verificare. 

Cartoline da Porto Tolle Poi, arrivando in Veneto. Distese d’acqua e silenzio. «Un metro sotto i pesci», è il titolo di un bel documentario. I cocomeri gialli e le vongole nerissime, Dop. Le vongole e i pescatori che coltivano l’acqua. E sanno tutto delle lagune, le abitano all’alba e di notte. Un po’ avventurieri, abituati a far fatica. Oggi qui vivono 10mila persone, erano più del doppio negli anni Cinquanta. «Ogni famiglia ha qualcuno emigrato in Piemonte o in Lombardia», la sintesi del sindaco Claudio Bellan. Le grandi alluvioni hanno portato via tutto. E oggi la gente è abituata a convivere con una terra in equilibrio sempre precario, «che ha bisogno di cure continue», s’appassiona la giovane Francesca Beltrame, direttore dell’agenzia ‘Marino Cacciatori’ – nome storico, qui –, che porta i turisti a navigare nel Po. Le vetrine danno sulla strada, davanti alla piazza dove sventola una bandiera del Pd.

«Se scavi trenta metri ovunque trovi metano», scherza un pescatore. Il sindaco non ride. Infatti dice: «No alle trivelle» (VIDEO). Per questo è contrario all’ingresso di Ravenna nel club della Biosfera Unesco. «Loro non c’entrano con il Delta – polemizza –. E poi hanno detto sì al metano». Veramente il sindaco ha un conto in sospeso anche con il governatore Luca Zaia, «non si investe nel Delta», gli manda a dire. Sulle trivelle, però, non tutti sono d’accordo con lui. Oriano Siviero, storico ristoratore del ‘Rifugio Barricata’, lo corregge: «Non sono contrario in partenza. Ma gli impianti devono dare sicurezza. Perché creano lavoro». Bellan annuisce. Lo sa anche lui che il problema è sempre quello, il lavoro. Dai tempi della centrale Enel che fu.