"Sanità, effetto tagli Mancano cento medici"

L’atto d’accusa firmato dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. Reparti e specialità notevolmente ridotti negli anni a Adria e Trecenta

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"In Veneto mancano circa 1300 medici e circa 2500 infermieri". Attacco alla Regione da parte delle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil firmato rispettivamente dai polesani Pieralberto Colombo, Stefania Botton e Fabio Osti. "Dei circa 1300 medici mancanti in Veneto, almeno un centinaio mancano nelle nostre strutture, suddivisi nelle varie specialità". "Piove sul bagnato. L’emergenza Covid-19 ha reso ancor più evidente agli organi politici nazionali e regionali che per contrastare efficacemente il virus è necessario un vero potenziamento della medicina territoriale — spiegano in una nota —, aumentando quindi il personale medico e paramedico, con una organizzazione che veda al centro dei progetti il distretto sanitario, i medici di medicina generale, le Usca (unità speciali di comunità assistenziale) e le unità territoriali dove sono operanti le aggregazioni di medici per 12 ore al giorno e per 7 giorni alla settimana. A supporto di tutto ciò il governo e le Regioni hanno stipulato il patto della salute per il periodo 2019-2021. All’interno del patto è prevista la telemedicina. Questo nuovo strumento è stato poi ripreso dalla Regione Veneto con una delibera del 5 maggio 2020 — proseguono i tre sindacalisti —. La telemedicina prevede non solo la possibilità da parte del medico curante di inviare presso le farmacie le ricette elettroniche, ma anche l’esecuzione di alcuni esami strumentali, quali: elettrocardiogramma, ecografie, visite oculistiche; tutto ciò a domicilio o presso il proprio ambulatorio. Le attrezzature necessarie sono previste in consegna da parte delle strutture sanitarie ai medici di medicina generale. Tutto questo limiterebbe l’afflusso presso i pronto soccorso e presso gli ambulatori specialistici, evitando lungaggini ed assembramenti. Ma non va tutto bene — ammoniscono Cgil, Cisl e Uil —, vi sono anche note dolenti come segnaliamo da tempo. È evidente che per realizzare tutto questo serve personale". Secondo Colombo, Botton e Osti in Polesine "per effetto di una politica che mirava solo a risparmiare, considerando quindi il sistema socio sanitario in primis come un costo, la fotografia di oggi è il complesso delle nostre strutture sanitarie con reparti e specialità notevolmente ridotti negli anni, come Adria e Trecenta. Registriamo inoltre che in una comunità importante come il Comune di Porto Tolle, con circa 10mila abitanti, da qualche tempo due medici di medicina generale sono stati collocati in pensione e non ancora sostituiti, pertanto circa 2500 persone si ritrovano senza assistenza di base ed anche il servizio di pediatria non è più garantito a tempo pieno". E concludono dicendo che a loro avviso è a rischio la sopravvivenza di alcuni punti sanità.

t. m.