Rovigo: sciopero della vigilanza 2 maggio. Sindacati: “Situazione non più sostenibile”

L’intero settore della vigilanza privata e settore sicurezza scendono in piazza. Circa 250 gli addetti nella provincia

Vigilanza privata (immagini di repertorio)

Vigilanza privata (immagini di repertorio)

Rovigo, 30 aprile 2022 – Lunedì 2 maggio incrociano le braccia in tutta Italia i 100 mila addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza, che aspettano da oltre sei anni e mezzo il rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2015. La giornata di sciopero nazionale, indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, sarà supportata da una mobilitazione a Roma con corteo che partirà da piazza della Repubblica alle ore 10, si svilupperà lungo via Cavour e i Fori Imperiali, per concludersi in piazza Madonna di Loreto alle ore 13.30.

Anche le rappresentanze sindacali Filcams Cgil di Rovigo, Franca Beggiao, Fisascat Cisl Padova-Rovigo, Enrico De Peron, Uiltucs Michela Bacchiega supporteranno l’iniziativa di protesta. In provincia di Rovigo sono circa 250 gli addetti ai servizi di vigilanza armata e non armata (servizi fiduciari), che si occupano di trasporto valori, piantonamento banche ma anche controllo agli accessi di ospedali, uffici, negozi, di cui circa 70 impiegati presso il polo Amazon di Castelguglielmo (Rovigo). Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Rovigo denunciano la situazione: “In cui versa il settore e lo stato di sofferenza e di profondo disagio dei lavoratori e delle lavoratrici da oltre sei anni senza un aumento salariale, con stipendi insufficienti, di fronte alla costante violazione delle norme di legge come per esempio i turni massacranti di 12 ore. Il mancato adeguamento del salario delle lavoratrici e dei lavoratori "costituisce un elemento di estrema gravità, oltre che per il tempo trascorso, soprattutto per l’andamento dell’inflazione che in questo periodo sta comportando una grande penalizzazione del potere d’acquisto dei redditi medio-bassi".

Un fattore che si inserisce in un contesto già fortemente difficile per un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati: “In cui la mancata definizione di norme adeguate alla tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso. Il colpevole ‘silenzio’ delle istituzioni, a partire dal ministero dell’Interno, delle prefetture o il “timido” recente interesse del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non sono la dimostrazione della funzione di controllo e intervento assegnata loro dalle normative vigenti. Un comportamento-proseguono i sindacati-ancor più inaccettabile se riferito a lavoratori e alle lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase emergenziale sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale”.