Rovigo, festini a base di cocaina. In carcere un macellaio

In carcere macellaio di 48 anni, è stato accusato dagli stessi clienti

Gianluca Gentiluomo, nuovo capo della squadra mobile

Gianluca Gentiluomo, nuovo capo della squadra mobile

Rovigo, 3 novembre 2018 - Si aprono le porte del carcere per Luca Maniezzo, 48 anni, macellaio. La sua condanna per spaccio di cocaina a tre anni e un mese è diventata definitiva. Da scontare gli restano però solamente due anni e sette mesi per via del tempo già trascorso in custodia cautelare. Aveva chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali ma non gli è andata bene. Il fatto di avere un’occupazione stabile ha dato però l’opportunità al giudice di concedergli di uscire di giorno per recarsi al lavoro. Dunque si tratta di una semi libertà. Ma la notte dovrà passarla dietro le sbarre.

A notificare l’ordinanza al condannato sono stati gli uomini della squadra mobile, il cui dirigente dallo scorso giugno è Gianluca Gentiluomo. L’indagine però risale a circa tre anni fa quando il capo della Mobile era Bruno Zito, ora dirigente dell’anticrimine. I poliziotti avevano raccolto indizi di prova a carico di Maniezzo da settembre del 2015 per i successivi sette mesi circa, nove gli episodi contestati.

Un’inchiesta che aveva coinvolto altre quattro persone tra cui una coppia di fidanzati di 30 anni. Nei confronti dell’uomo era stata emessa la misura cautelare degli arresti domiciliari dal giudice per le indagini preliminari a maggio del 2016. La sua compagna invece era stata solo denunciata a piede libero. Anche Maniezzo all’epoca era stato oggetto di misura cautelare mentre gli altri due erano stati denunciati perché giudicate figure di minor importanza.

Il macellaio, secondo quanto emerso dal processo, riceveva prevalentemente in casa i propri clienti dove organizzava dei veri e propri festini a base di coca. I due fidanzati spacciavano in qualche locale del centro città. La costruzione delle prove si è basata sulle dichiarazioni di tossicodipendenti, clienti degli indagati. Nonostante non ci siano stati sequestri di sostanza stupefacente la magistratura, ritenendo attendibili i testimoni, ha deciso per la condanna. Un’operazione che aveva acceso i riflettori sul mondo degli aperitivi che si consumano quotidianamente in alcuni bar del centro, molto spesso frequentati da abituali consumatori di cocaina che con disinvoltura acquistano le dosi da amici e conoscenti.