Rovigo, spari in classe: la professoressa denuncia tutti gli studenti

La docente colpita dai pallini di gomma di una pistola ad aria compressa: “Sono uscita piangendo, solo un alunno mi ha chiesto scusa”

Rovigo, 12 gennaio 2023 - Si ritorna a parlare dei fatti incresciosi successi nell’ottobre scorso all'Istituto tecnico Viola Marchesini di Rovigo. Qui alcuni studenti avevano sparato con una pistola ad aria compressa ad una docente, che era rimasta ferita lievemente alla testa, mentre un altro alunno filmava la scena con il cellullare.

Il tutto concluso tra l’ilarità generale della classe. L’intera società civile e politica si indignò ovviamente.

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A distanza di tre mesi l’insegnante, Maria Luisa Finatti – docente di scienze e biologia – in un’intervista rilasciata a ‘Repubblica’, si dice decisa a procedere per vie legali denunciando tutti i 24 studenti presenti quel giorno in classe.

Tre mesi fa, appunto, è comparsa nel video girato dai suoi studenti, dove veniva ripresa mentre altri della classe le sparavano con la pistola ad aria compressa.

Nell’intervista l’insegnante è apparsa molto decisa e delusa: “Denuncio tutti i 24 studenti. Mi hanno sparato due volte, all'inizio e alla fine della lezione. Sono uscita piangendo, solo un allievo mi ha chiesto scusa".

Poi una riflessione sui genitori degli alunni: "Dovrebbero essere nostri alleati, invece sono totalmente schierati con i figli".

Un fatto quest’ultimo, che appare ancora più inspiegabile. Nei giorni successivi all’episodio, la dirigente dell'Istituto tecnico ‘Viola Marchesini’, Isabella Sgarbi, aveva ricordato che era necessario seguire due strade, ovvero, da una parte i necessari provvedimenti disciplinari e dall’altra il percorso ‘educativo’ e formativo contestuale al supporto di uno psicologo.

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La scuola, dal canto suo, ha deciso per i responsabili sia dello sparo e sia della ripresa video, di assegnare una settimana di sospensione.

Sulla seconda strada sarà cura dell’istituto pianificare lezioni specifiche rivolte agli alunni della prof e a tutta la scuola.

Il fatto spinse anche i cinquanta sindaci polesani a sottoscrivere una lettera aperta in cui chiedevano sostanzialmente “un cambio di rotta affinché non si ripetano più certi cose”, oltre “una profonda riflessione”. Una missiva che è stata inviata ai dirigenti scolastici, insegnanti, operatori del mondo scolastico, studenti e famiglie.