Giuliano
Ramazzina
L’ultimo decreto del governo in merito è stato chiaro: raggiungere le seconde case è consentito. Ma c’è un fatto che, nel Veneto zona arancione, fa riflettere e discutere. Rosolina Mare, spiaggia polesana è deserta; mentre Jesolo, spiaggia veneziana, è piena di proprietari che escono dal proprio comune per raggiungere il loro ‘rifugio per le vacanze’ sul litorale. Eppure Rosolina Mare non avrebbe nulla da invidiare come offerta ambientale rispetto a Jesolo. Facendo mente locale, si scopre che, in questa disastrata stagione condizionata dall’epidemia da Covid-19 , la differenza tra le due località balneari sta forse nel comportamento dei proprietari. Jesolo nel periodo in questione offre ai proprietari di seconde case passeggiate a caccia di aria buona e a guadagnarci nelle fughe nelle seconde case sono anche i professionisti in smart working, visto il boom del lavoro da casa, non importa se si tratta della prima o della seconda. Meglio ancora se la vacanza a Jesolo viene fatta con i figli obbligati alla didattica a distanza, situazione che consente di raggiungere la casa al mare con tutta la famiglia e mangiare assieme senza andare al ristorante che è chiuso. La possibilità di raggiungere le seconde case invece non sta vivacizzando Rosolina Mare. Passeggiare sulla spiaggia e praticare sport nella magnifica pineta a quanto pare non rappresenta un’attrattiva sufficiente per approfittare del via libera del Dpcm. Secondo gli operatori turistici locali, l’attrattiva naturalistica è penalizzata dalla chiusura dei servizi in zona arancione. Così, non potendo mangiare al ristorante un piatto di spaghetti con le vongole, chi ha una seconda casa a Rosolina Mare non è invogliato a venirci a soggiornare. Jesolo e Rosolina Mare rappresentano due esempi diversi nel Veneto di utilizzo delle seconde case in tempo di Coronavirus. Con due fotografie diverse veramente emblematiche. A Jesolo si vedono auto parcheggiate e finestre aperte; a Rosolina Mare strade vuote e porte chiuse.