Terremoto e soldi, Grassia finisce a giudizio

Il sindaco di Castelguglielmo ha chiesto fondi per sistemare una casa senza averne diritto

I danni del terremoto

I danni del terremoto

Rovigo, 12 maggio 2018 - Il sindaco di Castelguglielmo, Giorgio Grassia, rinviato a giudizio per tentata indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Stessa sorte anche per la moglie Alda Tosini, per un tecnico del Comune di Castelguglielmo, Gianantonio Vettore, e per l’ex sindaco di San Bellino, ora assessore comunale a Villanova del Ghebbo, Massimo Bordin.

In questa vicenda però Bordin entra in gioco come tecnico esterno che aveva svolto una perizia per Grassia, non come amministratore pubblico. La decisione di rinviare a giudizio gli imputati è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare Alessandra Martinelli mercoledì scorso. La prima udienza dibattimentale è fissata per il prossimo 18 ottobre. «Sono fiducioso che in aula venga chiarita la realtà — ha dichiarato ieri Grassia —. Avevamo seguito tutti i passaggi per la richiesta di contributo. Mi sento tranquillo. Lo siamo tutti e quattro».

È una vicenda che affonda le proprie radici nel 2012 quando c’è stato il terremoto in Emilia Romagna, a fine maggio. Il sisma è stato avvertito anche nell’Alto Polesine e qualche danno l’ha provocato. In seguito è stata data la possibilità anche ai soggetti privati di chiedere finanziamenti per la ristrutturazione di fabbricati danneggiati dalle scosse. La moglie di Giorgio Grassia, Alda Tosini ha firmato un’istanza per un finanziamento da 157 mila 284 euro del quale avrebbe beneficiato un fabbricato che possiede in comproprietà con suo marito. La Regione ha bloccato l’erogazione nel 2014.

C’era stato un esposto anonimo nel quale l’estensore ha rappresentato diverse scorrettezze, il fabbricato non avrebbe in sostanza avuto i requisiti per accedere al finanziamento. Non si sarebbe trattato né di prima casa, né di attività produttiva, criterio essenziale per ottenere il contributo regionale; si sarebbe trattato di rudere, non avrebbe avuto danni da terremoto e il buco sul tetto si sarebbe formato prima della scossa sismica.

Secondo l’accusatore nascosto Grassia e la moglie, in pratica, hanno tentato di approfittare del sisma per ristrutturarsi un rudere disabitato con soldi pubblici.

Bordin, che di professione fa l’ingegnere, aveva però firmato una perizia che certificherebbe il rispetto dei criteri. Il dipendente comunale è convinto di aver trattato la pratica come le altre. Inoltre, c’è da sottolineare che il contributo non è mai stato erogato. Quindi non stiamo parlando di un beneficio del quale Grassia avrebbe goduto. Ma del tentativo di goderne, non andato a buon fine. In sede di dibattimento gli avvocati difensori degli imputati proveranno a dimostrare che in realtà si tratto di una normalissima procedura, regolare. «Non può essere che, poiché sono il sindaco, ho meno possibilità di agire di un normale cittadino», ha commentato ieri Grassia.