"Tito Lupini ha il Covid, è in terapia intensiva" Il messaggio dal Sudafrica scuote i rossoblù

Lo storico capitano della Rugby Rovigo campione nel 1988 ricoverato a Johannesburg. L’appello del nipote: "Mandate audio e pensieri per sostenerlo"

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di Giampaolo Donzelli

La notizia arriva come il classico fulmine a ciel sereno, portata da Johannesburg a mezzo social, quando ancora per la città riecheggia la gioia per la conquista del tredicesimo scudetto: Tito Lupini ha il Covid ed è in terapia intensiva. Tito, carismatico capitano italo sudafricano dei Bersaglieri, entrato nella leggenda della Rovigo ovale per aver ricevuto dalle mani del presidente Mondelli la coppa del primo scudetto dell’era play off nella magica notte romana che regalò alla rugby Rovigo la stella per il decimo attestato di campione d’Italia. Era il 1988 il periodo della decisa impronta sudafricana per i rossoblù: nomi leggendari a partire dall’allenatore Nelie Smith ex giocatore e coach degli Springboks, di Gert Smal devastante terza linea ma soprattutto della stella Naas Botha, un mito del rugby planetario. A fare da collante proprio lui, Lupini, arcigno pilone nelle file del Rovigo già da un paio di stagioni, che ha saputo integrare dei fuoriclasse con un manipolo di giovani promettenti.

E’ il nipote di Lupini, Gino con un passato di giocatore tra le file del San Donà, Mogliano, Firenze e Verona nonché nell’Italseven a lanciare il messaggio su Facebook tramite Orazio “Bimbo” Arancio, ex giocatore e consigliere federale. "Mio zio Tito ha il Covid ed è in terapia intensiva con un ventilatore e non sembra così bello... sarebbe possibile se riuscissi a convincere alcuni dei tuoi vecchi compagni di squadra a inviare alcuni messaggi (nota vocalevideo ecc.) e glieli passerò?" queste le parole del nipote di Lupini che Arancio ha riportato sulla sua pagina invitando tutti a farsi avanti "certo che anche a Tito, come a “Massimo” (Cuttitta scomparso due mesi per Covid, ndr), giungerà il nostro sostegno...loro che per tanti anni hanno sostenuto il pack italiano".

Tito Lupini oltre ad essere stato giocatore, capitano ed allenatore del Rovigo ha collezionato anche 11 presenze con la nazionale. In città ha ancora molti agganci in primis con Alberto Moscardi, papà del neo campione d’Italia Matteo, ed ex seconda linea dei Bersaglieri: "Ci sentiamo spesso e proprio nei giorni scorsi mi aveva detto che aveva contratto il Covid – racconta –. Ho parlato con la moglie Rowene e il fratello Marco che mi hanno detto che è cosciente ma non intubato ed ha trascorso discretamente la notte". Uno sportivo prestato alla politica, l’assessore Giuseppe Favaretto, ex seconda linea, non fa mancare un saluto a Lupini: "Tito era il “mio” capitano quando conquistammo lo scudetto a Roma: all’epoca ero il direttore sportivo. Grandissimo giocatore, autoritario leader della mischia rossoblù ha lasciato incredibili ed indelebili ricordi in una città dalla quale ha ottenuto anche la cittadinanza onoraria, insieme a Naas Botha, nei primi anni ’90. Una persona d’invidiabile tempra che son sicuro troverà la forza per vincere anche questa partita". Raggiunto dal tam tam social anche Stefano “Joe” Prearo anche lui ex compagno di squadra di Tito ora gestore del Caffè Franchin, covo dei rugbisti rodigini: "Tito da sempre quando fa tappa a Rovigo viene a trovarmi – dice Prearo-: un cappuccino per colazione o un buon bicchiere di vino per aperitivo mentre discutiamo di pallaovale. Se serve, facciamolo e spingiamo tutti assieme. E’ il minimo che possiamo fare per quello che lui ha dato alla città". In Polesine Lupini ha trovato la strada per il proprio successo imprenditoriale. A metà anni ’80, conobbe l’adriese Arnaldo Cavallari storico panificatore ideatore della “ciabatta polesana”. Il tramite fu Giancarlo Checchinato, vulcanico ex giocatore e presidente della rugby Rovigo divenuto molto amico anche del papà di Tito, Emilio: "A quei tempi andavamo spesso ai molini adriesi di proprietà di Cavallari – racconta -. Per Tito fu l’incontro che cambiò la sua vita lavorativa perché da lì a poco gettò le basi per diventare in seguito con la famiglia, tra i leader indiscussi della panificazione in Sudafrica". E in queste ore si moltiplicano i messaggi social a sostegno di Lupini, che con il rugby ha saputo trasmettere l’importanza del sostegno non solo nel gioco ma anche nella vita. Forza Tito.