Tito Lupini morto di Covid a Johannesburg: addio al leggendario pilone

Con la maglia della Rugby Rovigo ha vinto lo scudetto della 'stella’ nel 1988 a Roma e l’undicesimo nel 1990 a Brescia

Tito Lupini ai tempi d'oro

Tito Lupini ai tempi d'oro

Rovigo, 24 luglio 2021 - La notizia, quella che non avremmo mai voluto sentire, alla fine è arrivata. Tito Lupini ci ha lasciati. Mentre in Italia si discute e si litiga sul green pass, mentre l’estate ci fa sognare la fine di un incubo, dall’altra parte del mondo il Covid picchia duro e si porta via le persone, più che in Europa in questo momento. In nemmeno due mesi, data dalla quale era rimbalzata da Johannesburg la notizia di Lupini ricoverato, siamo arrivati al peggior epilogo. Il capitano della stella rossoblù ha perso la sua ultima partita.

E sembra incredibile che un maledetto virus invisibile abbia posto termine alla vita di un granitico giocatore ed un uomo di tale spessore fisico ed umano.

Tito Lupini
Tito Lupini

"Ciao Tito – saluta così la rugby Rovigo il suo capitano nella pagina facebook – La Femi-Cz Rugby Rovigo Delta esprime il suo profondo cordoglio e la vicinanza alla famiglia per la scomparsa di Tito Lupini, ex pilone e allenatore rossoblù. Rossoblù 280, Tito, arrivato dal Sudafrica, è diventato in poco tempo capitano e condottiero della squadra rodigina. Difficilmente un giocatore sudafricano, in un breve periodo, diventa un punto di riferimento non solo per la squadra ma anche per i più giovani e per tutto il vivaio. Uomo di grande influenza ha fatto da tramite tra giocatori e allenatori portando Rovigo sul tetto d’Italia prima nel 1987/88 e poi nel 1989/90 con la vittoria dell’undicesimo Scudetto a Brescia, dove prese le redini della squadra come allenatore e giocatore. Diventato un vero e proprio rodigino doc, grazie al suo grande carisma e alla sua forte personalità ha rappresentato e rappresenta ancora oggi ciò che vuol dire ’essere leggenda’.

Ciao Tito, Leggenda Rossoblù". Il primo scudetto vinto con Lupini in campo è quello della famosa finale di Roma, nel 1988, il decimo scudetto della società, in finale contro Treviso, la prima dell’era play off, con la celeberrima meta siglata poco prima dello scadere da Graziano Ravanelli che ha raccolto l’ovale cedutogli da Massimo Brunello autore di una storica cavalcata con la quale ha eluso i placcaggi di mezzo Benetton. Nel 1990 invece, la finale è stata giocata e vinta a Brescia, sempre contro Treviso. Centinaia i messaggi nei social salutano l’ex giocatore, allenatore, avversario ed amico scomparso. Tito, carismatico capitano italo sudafricano dei bersaglieri, è entrato nella leggenda della Rovigo ovale anche per aver ricevuto dalle mani dell’allora presidente della federazione italiana rugby Maurizio Mondelli la coppa del primo scudetto dell’era play off nella magica notte romana che regalò alla rugby Rovigo la stella per il decimo attestato di campione d’Italia. Era il 1988 il periodo della decisa impronta sudafricana per i rossoblu: Lupini formò insieme all’allenatore Nelie Smith ex giocatore e coach degli springboks, Gert Smal devastante terza linea ma soprattutto la stella Naas Botha, autentico fuoriclasse, un mito del rugby planetario, la spina dorsale di una squadra che infiammò la Rovigo ovale.

Lo scudetto di Roma, il treno rossoblù diventato leggenda ed una passione infinita per il rugby unica in Italia. A fare da collante tra gli stranieri, il resto della squadra ed un manipolo di giovani autentiche rivelazioni, proprio lui, Tito che nel Polesine trovò anche la strada per il proprio successo imprenditoriale. Alla metà degli anni ’80, conobbe l’adriese Arnaldo Cavallari storico panificatore ideatore e realizzatore della “ciabatta polesana” brevettata in seguito come “ciabatta Italia” grazie alla quale la famiglia Lupini diventerà da li a poco leader indiscussa della panificazione in Sudafrica”. Tito, arrivato a Rovigo dopo una brevissima esperienza lombarda, resterà nella memoria di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare o per sua sfortuna di averlo avuto come avversario, ma anche di chi ha potuto stringergli la mano. Era una di quelle strette che solo un giocatore di prima linea sa dare, mentre guardandoti negli occhi ti fa capire di che pasta è fatto. Buon riposo Tito, leggenda rossoblù.