Rovigo, trasferimento del Celio "una scelta miope della Provincia"

La lettera aperta della docente Lazzari a genitori e studenti critica anche "la finta opposizione del Comune"

La sede del liceo Celio in via Badaloni e nel tondo Bertilla Lazzari, docente di storia e filosofia che ha scritto una lettera aperta a genitori e studenti

La sede del liceo Celio in via Badaloni e nel tondo Bertilla Lazzari, docente di storia e filosofia che ha scritto una lettera aperta a genitori e studenti

Dopo tante proteste e polemiche ormai il trasferimento si avvicina. Conto alla rovescia per lo spostamento del liceo classico «Celio» dal centro storico del capoluogo polesano al quartiere Commenda in via Alcide De Gasperi, negli spazi dell’istituto «Marco Polo».

Prima che accada però la prof Bertilla Lazzari, docente di storia e filosofia, ha scritto una lettera aperta a studenti e genitori che volentieri pubblichiamo.

Che amarezza in questa fine d’anno. Sfrattati dal nostro luogo naturale, abbandoniamo in tutta fretta gli spazi che abbiamo condiviso per lunghi anni e che, per questo, sono diventati parte del nostro paesaggio interiore. Spazi un po’ malandati, piccoli per accogliere classi di 30 e più allievi (perché di questo si tratta, in verità), pronti ad essere d’ora in poi invasi dalle ortiche e dai topi.

Ignoro se ci sia un disegno al di sotto di questa decisione miope, presa congiuntamente dalla Provincia e dalla Dirigente, con l’avallo dell’Ufficio Scolastico e la finta opposizione dell’Amministrazione comunale.

Temo però che essa sia semplicemente uno dei tanti effetti collaterali della mutazione post-democratica in corso, che trasforma il dibattito pubblico in un carosello di esibizioni, in cui si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto le decisioni vengono prese altrove.

L’amarezza è ancora più grande per il fatto che lo svuotamento del Celio evoca lo svuotamento culturale di cui tutta la scuola italiana è vittima, nell’indifferenza generale. La scuola dei Ptof, dei Pon, dei Rav, dell’Asl ,dell’Invalsi non può (e non vuole) mettere al centro la formazione culturale delle nuove generazioni: processo lento, che richiede il confronto, talvolta lo scontro, tra prospettive culturali differenti. Non c’è traccia di questo nell’orizzonte burocratico del nuovo corso disegnato dalla “buona scuola” e fatto proprio da ogni bravo dirigente,coadiuvato da zelanti esecutori.

Invidio, per la prima volta, i colleghi che sono andati, o andranno presto, in pensione. Alcuni mi mancano e mi mancheranno perché, senza di loro, il deserto culturale fatto di acronimi e di inutili progetti dai nomi pomposi avanzerà più in fretta. Li invidio, è una fortuna risparmiarsi questo epilogo. Voglio ringraziare tutti coloro che si sono schierati apertamente in difesa della permanenza del Celio in centro: studenti, genitori, colleghi, cittadini, membri del Comitato. Grazie per aver condiviso la battaglia perduta; grazie per non aver rinunciato mai al faticosissimo esercizio della democrazia. Consola sapere di non essere stati soli.