Trivelle nel Delta, torna la paura a Rovigo

La ricerca di idrocarburi accende le polemiche

Trivelle in Adriatico

Trivelle in Adriatico

Rovigo, 28 gennaio 2019 - Ritorna l’incubo delle trivellazioni per il nostro Delta. Un territorio che conosce bene gli effetti dell’estrazione del gas metano dal sottosuolo, che interessò il nostro territorio. E a dimostrarlo lo è il fenomeno della subsidenza. Insomma una storia che si ripete con conseguenze prevedibili e accertate. «Le motivazioni per il no alle trivelle per cui ci siamo mobilitati tre anni fa sono ancora valide, per questo è grave il silenzio di Zaia che non apre bocca per non contraddire il proprio capo». A dirlo è Graziano Azzalin, consigliere regionale del Partito Democratico commentando il via libera a 15 concessioni già autorizzate, grazie a un emendamento di Lega e Cinque Stelle, che interesseranno anche il Delta del Po, con la piattaforma Teodorico.

«Al di là delle rassicurazioni del ministro Costa che dice di non voler firmare le richieste di permessi di trivellazione, c’è poco da stare tranquilli. Si scaverà all’interno delle 12 miglia marine e non si sa il bacino di gas a che distanza arriverà dalla costa. Alcuni studi hanno evidenziato l’abbassamento del suolo attorno alla piattaforma, come è successo a Ravenna, di fronte al lido di Dante. Un abbassamento eccessivo comporta un buco dove vanno a finire i sedimenti dei fiumi, anziché mantenere l’equilibrio lungo la costa, con conseguenti problemi di erosione. Non vogliamo che si ripetano i drammi del passato - prosegue Azzalin - perciò è doveroso continuare a mobilitarsi in difesa del territorio. Indipendentemente dallo schieramento politico. Io nella consultazione del 2016 sono andato contro le indicazioni del Partito Democratico e lo rifarei. Zaia e l’assessore Corazzari invece stanno zitti come se la questione non li riguardasse. Se hanno cambiato idea, trovino il coraggio di dirlo pubblicamente. Altrimenti vuol dire che accettano supinamente gli ordini dall’alto per non irritare Salvini, fregandosene delle legittime preoccupazioni dei polesani e non solo».

Sulla questione è intervenuta anche Patrizia Bartelle, consigliera regionale: «Queste piattaforme si posizioneranno nelle dodici miglia dalla costa, lo stesso spazio d’acqua dove è in atto la procedura per l’istituzione dei Siti di Interesse Comunitario (Sic) Marini. Nuovi vincoli a livello ambientale che minacciano il futuro della pesca, settore economico trainante per i 1500 addetti ai lavori del nostro delta. Un problema quindi rilevante per l’economia del Polesine affrontato dal comparto della pesca delle regioni dell’ Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, con l’avvio dello studio Tarta-tur, con lo scopo di contrapporsi ai dati scientifici dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), incaricato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela e del Mare (Mattm) Da una parte abbiamo quindi l’invadenza e l’effetto impattante di una piattaforma come la Teodorico,per l’estrazione del metano, dall’altra parte, dobbiamo fare i conti con il ministero dell’ambiente per tutelare e salvaguardare delfini e tartarughe nel nostro Adriatico.

Continuano dunque le coltivazioni di idrocarburi e di gas e non vengono sospesi nemmeno gli iter autorizzativi di rilascio di nuove concessioni di estrazione. Tra queste vi sarebbe anche quella detenuta da «Po Valley operations pty ltd», la società che ha già concluso la fase di ricerca ed è ora in attesa della Valutazione di impatto ambientale per mettere in produzione il giacimento «Teodorico» a largo del mar Adriatico.

Un caso eccezionale perché si scaverà all’interno delle 12 miglia marine. La piattaforma offshore dovrebbe essere realizzata a cavallo tra Veneto ed Emilia Romagna. Dovrebbero quindi essere realizzati due pozzi di 1.500 metri di profondità e una condotta di 12 chilometri.