Smantellata una maxi truffa bancaria, con arresti e sequestri a Rovigo

Sei misure cautelari e un sequestro milionario per associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, truffa ed esercizio abusivo dell’attività bancaria

La Finanza smantella maxi truffa bancaria a Rovigo

La Finanza smantella maxi truffa bancaria a Rovigo

Rovigo, 13 gennaio 2023 – Nella mattinata odierna al comando provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo, si è tenuta una conferenza stampa, alla presenza del Procuratore della Repubblica facente fuzioni di Rovigo Sabrina Duò, del sostituto procuratore Andrea Bigiarini, del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo, Col. T. Antonio Morelli e del comandante del gruppo della Guardia di Finanza di Rovigo Ten. Col. Sebastiano Mario Rizzo.

Nel corso della conferenza sono stati forniti i dettagli relativi ad un’importante operazione messa a segno dalla Guardia di Finanza rodigina. Nella giornata di giovedì 12 gennaio, è stata data esecuzione alle ordinanze di misure cautelari disposte dal GIP di Rovigo Pietro Mondaini. Nel dettaglio delle stesse sono state eseguite anche perquisizioni e operati sequestri rivolti a cautelare € 1.790.689 provenienti dalla attività illecita. Il provvedimento di sequestro ha, inoltre, riguardato 16 conti correnti di una banca intestata agli indagati.

Le indagini, condotte dal Gruppo di Rovigo sotto la direzione della Procura di Rovigo, si sono protratte per oltre un anno e hanno permesso di delineare i contorni di un’associazione a delinquere, composta da almeno sei persone e finalizzata alla bancarotta fraudolenta, all’autoriciclaggio, alla truffa e all’esercizio abusivo dell’attività bancaria. Al vertice di questa era collocato un imprenditore della provincia di Parma di 60 anni, ideatore del disegno criminoso e di una serie di società ed enti riconducibili al sodalizio. Subito sotto è gerarchicamente collocata un avvocato di anni 64 promotore e organizzatore dell’organizzazione, oltre che consulente legale del gruppo e con un ruolo centrale nella gestione degli enti facenti capo al sodalizio e, infine, un uomo di anni 34, anch’egli promotore-organizzatore dell’associazione con il ruolo di promotore finanziario.

Nei loro confronti sono state eseguite misure cautelari personali di cui una in carcere. Gli altri tre membri dell’organizzazione, tra cui un ragioniere commercialista, sono stati collocati nelle indagini nel ruolo di partecipi dell’organizzazione e nei loro confronti il Gip ha disposto l’applicazione di misure interdittive finalizzate al divieto dell’esercizio di ragioniere commercialista o esercitare attività di impresa e ricoprire la carica di amministratore di società. Le investigazioni, supportate anche da intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, hanno ricostruito una fitta rete di malaffare intessuta da un’organizzazione criminale che si appropriava di aziende in stato di decozione, spogliandole del proprio patrimonio e appropriandosi dei ricavi da esse prodotti.

Gran parte di detti ricavi venivano dirottati sui conti di due associazioni senza fini di lucro che ricoprivano la funzione di vere e proprie banche. Infatti, così come scoperto, tramite queste personalità giuridiche, che sfuggivano ai normali controlli della Banca di Italia, gli indagati svolgevano una vera e propria attività creditizia, aprendo conti nominativi nei confronti di persone accuratamente selezionate (in difficoltà economiche, che non facevano storie e che avevano necessità di schermare i propri conti) ed erogando prestiti.

L’unica condizione richiesta l’adesione all’associazione previo versamento della quota associativa di almeno 500 euro. Le indagini hanno poi permesso di ricostruire diverse truffe messe in atto dall’organizzazione e, in particolare, dal dominus (pluripregiudicato che si presentava, di volta in volta, come ingegnere, avvocato o comunque persona distinta in Mercedes nera e autista) ai danni d’imprenditori che erano intenzionati ad acquistare le macchine prodotte dalla fallita società con sede ad Occhiobello, e da quella a questa subentrata, destinate a produrre mascherine chirurgiche.

L’organizzazione gliele vendeva prendendo i pagamenti e consegnando (quando ciò è avvenuto) macchinari inservibili. Quando, invece, il truffato cercava di ribellarsi, entrava in gioco l’avvocato arrestato (socia fondatrice delle associazioni/banca) che metteva in atto una vera e propria azione intimidatoria, producendo addirittura istanze di fallimento nei confronti delle società malcapitate ovvero denunce per estorsione, denunce per calunnia e richieste di azioni disciplinari all’ordine degli avvocati nei confronti dei legali delle controparti. Per la realizzazione dei propri scopi l’organizzazione si avvaleva di diverse società utilizzate, di volta in volta, per gli scopi necessari ed era alla continua ricerca di altre aziende su cui mettere le mani e dei cui beni appropriarsi. Nel complesso, sono state eseguite una decina di perquisizioni in diverse regioni del nord Italia (Liguria, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna) al fine di reperire il provento del reato quantificato in circa 1.800.000 euro. Nei confronti degli indagati la Procura di Rovigo procede per associazione a delinquere, bancarotta, auto-riciclaggio, truffa aggravata e abusiva attività bancaria.