La Banca Annia vuole quella del Veneziano

Istituti di credito, Sarti: "Faccio la mia politica"

Banca Annia (foto d'archivio Donzelli)

Banca Annia (foto d'archivio Donzelli)

Rovigo, 23 agosto 2016 - E’ il contrario della matrioska. E qualcuno scomoda, nell’ennesimo scossone che coinvolge il mondo del credito cooperativo, anche la paradossale inversione del noto detto ‘ubi maior minor cessat’ , se andasse in porto l’operazione in corso tra Banca Annia, la Bcc attiva tra Padovano e Polesine e la Bcc del Veneziano. Stranezze possibili solo in tempo di crisi e di fusioni selvagge.

Sta succedendo infatti, tra le polemiche e i musi lunghi dei veneziani, che la storica banca del Veneziano con sede a Mira, dopo 53 anni sarà incorporata dalla Bcc Annia, istituto nato nel 2013 dalla fusione della Bcc di Cartura nel Padovano, dove c’è la sede, e del Polesine. L’obiettivo è varare, fra settembre ottobre, la fusione per incorporazione delle due banche creando un ‘colosso’ con oltre 40 sportelli tra le province di Venezia, Padova, Rovigo e Ferrara. Ma se il matrimonio s’ha da fare, l’avvicinamento alle nozze è molto combattuto. Il cda della banca veneziana presieduto da Francesco Borga, ex direttore degli industriali veneti , ha approvato la fusione a denti stretti visto il risultato della votazione con quattro favorevoli, due contrari e un astenuto.

Anche banca Annia ha votato a favore dell’operazione ma senza mal di pancia. Il ragionamento che fanno i veneziani , evocando antiche disfide territoriali che oggi forse appaiono fuori moda , è che la banca più grande è quella veneziana e dovrebbe essere l’istituto di Mira a incorporare quello di Cartura. Perché casomai pesce grande mangia pesce piccolo. Invece. Oltre all’umore nero dei dirigenti ci sono anche le preoccupazioni dei dipendenti per il loro futuro . «Non è colpa mia, se la cosa non è molto digeribile – afferma Mario Sarti, presidente di Banca Annia – Io faccio la mia politica. Gli scontenti avranno modo di parlare in assemblea».

Insomma, attriti in vista. Tanto è vero che è nata anche l’associazione amici della banca Veneziana presieduta da Paolo Nardo, ex direttore generale della Bcc , un soggetto in netta contrapposizione al progetto. Il cavallo di battaglia dell’associazione è il paradosso dell’operazione e cioè che una banca che produce un utile triplo venga incorporata da una più piccola. E qui entrano in gioco i numeri, tarati sui dati di bilancio del 2015. Annia oggi conta 24 sportelli, 5.239 soci e 182 dipendenti. La Veneziana, che fino a poche settimane fa di filiali ne aveva altrettante, adesso è ridotta a 18 per la cessione di 6 sedi nel Veneto Orientale alla Bcc del Pordenonese.

La raccolta complessiva per i padovani risulta di 934 milioni, mentre per i veneziani raggiunge i 1.010. Per gli impieghi, nell’ordine, siamo a 579 contro 541 milioni. Tutto sommato fin qui la partita sarebbe sostanzialmente in equilibrio. Le carte in tavola cambiano se si ragiona sul patrimonio. Banca Annia mette sul piatto 70 milioni di capitale primario , mentre il Veneziano si ferma a 47, salendo a 67 con il Total capital ratio. Così il Cet1 a Cartura è al 14,18% a Mira al 9,51%. Sugli indici di qualità del credito le sofferenze nette sono il 70% dei fondi propri a Cartura e l’84% a Mira, però le sofferenze nette sono il 9,5% dei crediti netti a Cartura e il 7,6% a Mira. Sarti rimanda al mittente al contestazioni di Nardo: «Se l’operazione – conclude – va bene a Bankitalia non a senso obiettare».