Novamont, dalla chimica verde nasce un futuro biologico

L'impianto a Bottrighe

Il nuovo stabilimento Mater Biotech di Bottrighe che nasce dalle ceneri di quello dell’Ajinomoto Bioitalia (Foto Donzelli)

Il nuovo stabilimento Mater Biotech di Bottrighe che nasce dalle ceneri di quello dell’Ajinomoto Bioitalia (Foto Donzelli)

Bottrighe, 1 ottobre 2016 - Il futuro è servito. Tra ricerca e innovazione. Si chiama Novamont nell’era della chimica in versione bio, il nuovo segnale incoraggiante per la crescita che tanto piace al premier Matteo Renzi. E' il primo impianto al mondo su scala industriale per la produzione di butandiolo, ottenuto dalla fermentazione di materie prime rinnovabili.

Investimento da 108 milioni di euro del gruppo Novamont con sede a Novara, che ha recuperato lo stabilimento Mater Biotech sottraendolo alla solita destinazione immobiliare, proiettandolo sul palcoscenico mondiale della biochimica. Un esempio di business globale ecosostenibile.

 La formula vincente è quella della partnership, per un progetto che nasce appunto dall’integrazione tra la ricerca e il know how industriale di Novamont e la rivoluzione tecnologica di Genomatica, società di innovazione nella bioingegneria con sede negli Usa in California. In un mercato stimato in 3,5 miliardi di euro, questo progetto pilota produrrà 30 mila tonnellate all’anno di butandiolo a basso impatto, con un risparmio di oltre il 50% di emissioni di anidride carbonica. Ci troviamo di fronte insomma ad un grande moltiplicatore di opportunità della filiera delle bioplastiche e del chemical. Novamont ha postazioni in Umbria, Lazio e Sardegna. Perché nel Veneto è stato scelto proprio il Polesine? «Stavamo cercando – risponde Catia Bastioli, ad di Novamont– un impianto da recuperare e abbiamo fatto ricerche in Italia se ce ne fosse uno o di un’azienda in crisi o uno già dismesso. Quello di Bottrighe ha fatto al caso nostro. Il sito ha una lunga storia alle spalle, l’imprenditore che ce lo ha ceduto aveva altre idee, voleva buttare giù tutto e costruire case, ma lo stabilimento era dotato di strutture di fermentazione vecchie ma recuperabili.

Un altro vantaggio dell’investimento in Polesine riguarda l’ambiente non ostile, la popolazione ci ha seguito da vicino e si è creato un rapporto positivo che vogliamo mantenere anche con la possibilità di iniziative che coinvolgano le scuole. Infine, altro vantaggio, abbiamo trovato una manodopera che aveva competenze importanti e per il nostro business , risorse umane di notevole livello da utilizzare. A regime lo stabilimento darà lavoro a 72 persone. Ne abbiano assunte alcune che erano in cassa integrazione. A Bottrighe lavoreranno anche profili che abbiano trasferito dai nostri laboratori di ricerca, persone che avevano lavorato nei settori chimico, farmaceutico e dell’energia».