Rovigo, 19 febbraio 2010 - Sei consiglieri dell’esecutivo della Lega Nord polesana hanno sbattuto la porta. Sei su otto. La maggioranza. Una decisione avallata anche dall’onorevole del Carroccio, Emanuela Munerato. Il motivo? La distanza con alcune scelte del segretario Contiero oramai era troppa. In particolare il leader polesano del Carroccio è stato messo in croce dai sei consiglieri (Paolo Bordin, Gianni Guolo, Lino Erminio, Alfio Mercuriati, Paolo Rossi e Matteo Ferrari, marito dell’onorevole Munerato) per la scarsa ‘riconoscenza’ data ai fedeli del partito. E per la troppa disponibilità verso alcune... new entry (vedi Iginio Bendin).


La frattura tra l’esecutivo e Contiero è profonda. Ha radici che affondano addirittura all’estate scorsa, dopo l’improvviso flop del candidato Contiero al secondo turno delle provinciali. Ma la spaccatura si è manifestata solo qualche giorno fa: ed è ancora più rumorosa perchè arriva proprio a ridosso delle elezioni regionali.

 Tuttavia il segretario veneto del partito, Gian Paolo Gobbo, minimizza: "A Rovigo? Non ci sono problemi. Tutte le sezioni e le circoscrizioni hanno dato fiducia al segretario, quindi non cambia niente». Eppure non nega l’ipotesi dell’arrivo di un commissario: «Quella è un’altra questione — risponde — Vedremo...".

 Il punto interrogativo, forse, è legato alla possibilità che il segretario polesano venga inserito nel listino di Zaia, candidato alla presidenza della Regione Veneto. Se così fosse, evidentemente, un periodo di ‘reggenza’ sarebbe scontato. Almeno fino alle regionali.


Contiero
non intende buttare benzina sul fuoco. "Se qualcuno nel partito vuole dimettersi, va bene, non cade il mondo. La Lega Nord comunque va avanti". Per Contiero certe "fratture e ricomposizioni", sono, in un certo senso, fisiologiche, quando un partito, come quello della Lega, moltiplica i suoi consensi in pochi anni, come è avvenuto in Polesine. Allora "ecco che spunta la sindrome delle ‘careghe’".

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