Rovigo, il sindaco Gaffeo si dimette: sgambetto sul tribunale

La maggioranza va sotto su una mozione sul palazzo di giustizia, il primo cittadino lascia. Ora ha 20 giorni per ripensarci

Il primo cittadino Edoardo Gaffeo si è dimesso dopo nemmeno due anni di mandato

Il primo cittadino Edoardo Gaffeo si è dimesso dopo nemmeno due anni di mandato

Rovigo, 1 maggio 2021 - Forse Gaffeo non credeva che mezzo Pd avrebbe avuto davvero il coraggio di votargli contro e forse loro non credevano che lui, di conseguenza, si sarebbe davvero dimesso. Ma chi tiene le redini del Pd rodigino e l’entourage del sindaco non si sopportano da troppo tempo. Non si sono mai piaciuti. Quindi entrambe le parti l’altra notte hanno deciso di andare al vedo, come in una partita di poker.

Rovigo, dimissioni sindaco Gaffeo: petizione contro i dissidenti del Pd

Così la mozione del sindaco sul tribunale è stata bocciata con i voti del Pd e Gaffeo, dopo una dormita e qualche telefonata con i fedelissimi, ha deciso di gettare la spugna. Il sindaco di Rovigo ieri pomeriggio ha annunciato le proprie dimissioni informando di questa scelta, per correttezza istituzionale, il prefetto del capoluogo polesano, Maddalena De Luca

Gaffeo ha scelto oggi la posta elettronica certificata per formalizzare le proprie dimissioni. Ha scritto stamattina all'indirizzo pec del Comune,  Ora il sindaco ha venti giorni di tempo per decidere se ritirare o meno le dimissioni. In caso non cambi idea, a Rovigo verrebbe nominato un commissario prefettizio: nel capoluogo polesano arriverà il terzo commissario prefettizio dal 2014 anno in cui Bruno Piva (centrodestra) ha chiuso il proprio mandato per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri dopo tre anni. Massimo Bergamin (Lega) ha terminato dopo tre anni e mezzo all’inizio del 2019, anche lui per dimissioni di massa.

Alla fine del consiglio comunale cominciato giovedì alle 16 e terminato all’una e trenta di notte, cinque consiglieri del Pd hanno bocciato assieme all’opposizione una delibera sostenuta dal sindaco.

Si trattava di una mozione per dire no ad una delle ipotesi al vaglio del ministero della Giustizia sulla nuova sede del tribunale cittadino. Gaffeo non vuole un palazzo nuovo al posto della ex questura, se questa costruzione dovesse prevedere una variazione alle norme urbanistiche vigenti. L’altra ipotesi sul tavolo è che il Ministero acquisti l’ex sede abbandonata della banca d’Italia di via Domenico Piva ed il palazzo della Provincia adiacente. La notte scorsa, oltre al voto contrario dei 12 consiglieri d’opposizione, c’è stato anche quello di 5 consiglieri del Pd, il neo capogruppo Nello Chendi, Giorgia Businaro, Nadia Romeo, Caterina Nale e Margherita Balzan. Quindi 17 contrari, la maggioranza assoluta dell’aula, contro 14 favorevoli, tra i quali lo stesso sindaco. Gaffeo è in carica da quasi due anni dopo il 51 per cento ottenuto al ballottaggio del 9 giugno 2019 contro la candidata del centrodestra, Monica Gambardella.

Sembra destinata a chiudersi anzitempo anche l’esperienza Gaffeo. Era ancora soltanto una voce quella delle dimissioni del sindaco che l’opposizione si era già riunita in massa sotto Palazzo Nodari, ieri alle 14. Un’opposizione fatta di tre anime differenti, il centrodestra che al primo turno due anni fa aveva ottenuto il 38 per cento, i civici della lista Menon con il loro 23 e Mattia Maniezzo di Italexit che da candidato del Movimento 5 stelle era stato scelto dal 6 per cento degli elettori. Ha aperto le danze Michele Aretusini, capogruppo Lega, leggendo un documento: "Su un tema chiave per la Rovigo del domani, per il suo assetto urbanistico e per i suoi se rvizi, si sono visti voltare le spalle dalla loro stessa maggioranza. Questo significa non solo essere incapaci e inadatti a governare, ma anche non avere i numeri per decidere su aspetti chiave per la nostra città. Significa non avere né capacità né numeri per amministrare. Significa che l’unica alternativa è andare a casa e dimettersi".

Maniezzo non c’era per motivi di lavoro ma aveva approvato il testo di Aretusini e dunque aderito alla manifestazione congiunta. Silvia Menon invece, che sulla questione tribunale teme che il ministero di fronte alle divisioni politiche bocci entrambe le soluzioni sul tavolo e che costruisca fuori città, ha dichiarato: "Era una mozione ipocrita, non era per la salvaguardia della città, era per avere la banca d’Italia. Neanche il coraggio di scrivere questo. Il consiglio comunale avrebbe dovuto dire bene a entrambe le soluzioni, grazie a tutti che state scegliendo il centro della città. Non iniziare a dire non voglio questo e non voglio quest’altro. Questo era il momento di trovare unità invece si è cercato lo scontro a tutti i costi. Il sindaco ha voluto lo scontro e questi sono i risultati".