Il mattatore che morì sul campo di calcio

Gli eroi del pallone, la tragica storia di Italo Bonatti. Si accasciò sotto gli occhi dei compagni mentre puntava all’area avversaria.

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Il nostro viaggio alla ricerca dei talenti calcistici polesani che, negli anni, si sono distinti per qualità e serietà nelle diverse categorie, ci porta a Castelmassa, paese natale di Italo Bonatti, classe 1943, ruolo, secondo i canoni di un calcio che ormai non esiste più, ala sinistra o mezzala sinistra. ‘La freccia di Castelmassa’, così era conosciuto dagli estimatori, è stato senza ombra di dubbio uno degli atleti più importanti che abbia potuto vantare il nostro calcio. Veloce, purtroppo non sorretto da un fisico fortissimo, Bonatti era dotato di qualità tecniche sopra la media e proprio grazie a queste caratteristiche, velocità e tecnica sopraffina, dopo il passaggio nella squadra di casa, allora Dextrosport, nel 1962 arriva al Verona allenato da Guido Tavellin. Bonatti rimane a Verona sette stagioni, culminate nel 1967 – 1968, Nils Liedholm in panchina, con la promozione in serie A. Una stagione fantastica che porta Italo Bonatti a giocarsi l’opportunità di disputare la ‘massima serie’ del nostro campionato ma l’anno successivo non sarà fortunatissimo. Sulla panchina del Verona siede Giancarlo Cadè e pur giocando con discreta continuità, alla fine saranno 29 le presenze di Bonatti in campionato. Con il tecnico non scatta il feeling giusto e Bonatti viene ceduto al Varese, ancora in serie B, dove ritrova in panchina il tecnico svedese che aveva lasciato Verona un anno prima. E con Liedholm tornano i successi. Bonatti riconquista la serie A, gioca 32 partite, realizza 2 reti ma soprattutto ha l’opportunità di giocare a fianco di un ragazzino che farà una parte della storia del calcio italiano, Roberto Bettega. La permanenza a Varese dura quattro stagioni, due con Liedholm poi la retrocessione in B e un altro campionato nella serie cadetta, poi passa in C al Monza, vince la Coppa Italia dei semiprofessionisti e arriva al ClodiaSottomarina, ancora in serie C. La carriera di Bonatti si avvia verso la fine, si sposa e si trasferisce a Cadidavid, nel veronese, dove continua a giocare nelle categorie dilettantistiche fino al giorno della morte che arriva troppo presto, il 2 maggio 1977, a soli 34 anni. Muore su un campo da calcio Italo Bonatti, così riportano le cronache del periodo, colpito da emorragia cerebrale a Bonferraro, una frazione di Sorgà, con addosso la maglia del Cadidavid. Così recita La Gazzetta dello Sport del 3 maggio 1977: "Bonatti è stato colto da malore dopo dieci minuti di gioco, mentre stava concludendo una manovra personale nei pressi dell’area avversaria. Al termine di una lunga galoppata ha effettuato un passaggio ad un compagno smarcato e subito è scivolato a terra. Sembrava trattarsi di un semplice infortunio in quanto il giocatore si rialzava subito. Alcuni compagni, però, vistolo barcollante, gli si avvicinavano; egli cercava di tranquillizzarli con un laconico “non è niente”. Dopo aver pronunciato queste parole, lo sfortunato giocatore si accasciava nuovamente al suolo perdendo conoscenza".

Sandro Partesani