"Sogno granata. Ma la sfortuna ci vede bene"

Filippo Monesi racconta una bella pagina di calcio. Senza infortuni sarebbe arrivato ad altissimi livelli

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I campionati dilettantistici sono stati fermati dalla pandemia. In questa fase, che tutti si augurano transitoria, l’attenzione non può non riferirsi a quei personaggi, quegli atleti, che la storia del calcio l’hanno fatta anche in Polesine. Il nostro viaggio inizia da Ficarolo con un calciatore, un po’ attaccante, un po’ centrocampista, ultimo prodotto di alto profilo nel panorama calcistico ficarolese. Potenza fisica, visione di gioco, botta dalla distanza potentissima e precisa, Filippo Monesi, classe 1971, racconta una storia di calcio bellissima e che, senza infortuni, avrebbe potuto essere ancora più interessante. Primi passi nel settore giovanile della Bondenese, ‘Pippo’ arriva nel calcio dei grandi per un breve periodo a Stellata e poi a Fiesso. Le sue prodezze fanno innamorare uno dei presidenti più autorevoli del calcio alto polesano, Giovannino Boccato e a Stienta esplode tutto il suo valore, tutte le qualità e l’eclettismo nell’approcciare la partita. A Stienta arriva anche grazie alle prestazioni di Filippo Monesi, il passaggio in Prima ma, purtroppo, anche il primo infortunio grave della carriera: frattura del perone. Nonostante l’infortunio, lui è poco propenso ad alzare bandiera bianca. Le prestazioni del calciatore non passano inosservate e Monesi risponde alla chiamata dell’Adriese, presidente Cavallari. Monesi ricorda gli anni di Adria con grande soddisfazione. "Cavallari era un grande uomo – racconta Filippo – riusciva a coniugare l’autorevolezza del presidente all’attenzione del padre di famiglia. Avevo appena vissuto il passaggio in Prima con la Stientese e fortunatamente, con l’Adriese, non si interruppe la striscia di successi con il doppio salto dalla Promozione all’Eccellenza e dall’Eccellenza al Campionato nazionale dilettanti". Sette reti nella prima stagione ad Adria, 16 il secondo e titolo di capocannoniere, per Monesi sembrano aprirsi le porte del calcio che conta. E invece le cose non vanno come tutti si attendono: "Al calcio ho dato tanto e ho ricevuto tantissimo ma è vero, la sfortuna si è accanita. Rottura del perone a Stienta, ad Adria crociato, collaterale e menisco del ginocchio sinistro, riprendo e salta ancora il crociato e l’anno dopo, durante il campionato d’Eccellenza, mi si rompe il crociato del ginocchio destro. Insomma, se la fortuna è cieca, la sfortuna ci veda benissimo". L’ultimo tentativo finisce male in campo a Badia e la rottura del crociato del ginocchio destro lo costringe a chiudere ad alti livelli. "Non ci fossero stati questi infortuni forse un’esperienza un pochino più in alto l’avrei potuta fare". La chiusura della carriera a Ficarolo, tra il ginocchio che continuava a gonfiarsi e la soddisfazione di regalare ai tifosi del paese natio qualche perla di calcio: "L’ultima soddisfazione è stata salvare l’Eridano con due gol alla Tagliolese ma ormai era arrivato il momento di smettere".

Sandro Partesani