
Cresce il ricorso ai farmaci a base di cannabinoidi per uso terapeutico
Forlì, 4 giugno 2025 – Cresce in Emilia-Romagna il ricorso ai farmaci a base di cannabinoidi per uso terapeutico: tra il 2021 e il 2023 le prescrizioni sono aumentate del 27% rispetto al triennio precedente.
A beneficiare di questi trattamenti, sono stati oltre 3.400 pazienti in Regione, per la maggior parte donne con un’età media di 60 anni. La spesa complessiva è superiore a 3,4 milioni di euro.
Il direttore Emiliano Gamberini, dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Morgagni-Pierantoni, traccia un quadro aggiornato sull’andamento delle terapie con cannabinoidi a livello provinciale.
Gamberini, il trend di crescita registrato a livello regionale si conferma anche nel nostro territorio?
“Negli ultimi tre anni il numero di pazienti seguiti si è attestato intorno ai 250 all’anno, ma dal 2022 al 2024 si è registrato un aumento di circa il 25% nelle prescrizioni, segno di un impiego più intenso dei trattamenti rispetto a una platea di malati – non ospedalizzati e residenti sul territorio – che invece è rimasta stabile”.
Quali sono le patologie per cui si ricorre più spesso a questo tipo di terapie?
“Le attuali indicazioni per l’impiego di farmaci a base di cannabis riguardano principalmente il dolore cronico e le patologie neurodegenerative, come lesioni del midollo spinale o sclerosi multipla, nonché il dolore neuropatico, ad esempio quello causato da ernie del disco, in cui antinfiammatori o cortisonici risultano meno efficaci. In questi contesti l’uso è ben definito, anche se talvolta i cannabinoidi vengono utilizzati anche in situazioni cliniche meno strutturate”.
Quali?
“Questo tipo di medicinali ha un elevato grado di tolleranza ed efficacia rispetto all’esiguità degli effetti collaterali. Per questo motivo sono adatti anche alla gestione di sintomi legati alle terapie oncologiche, come nausea e vomito incoercibili o alterazioni dell’appetito. In Romagna, queste preparazioni sono state impiegate anche per trattare specifiche forme di epilessia o per facilitare il risveglio di pazienti in terapia intensiva dopo un lungo coma farmacologico. In questa fase, infatti, alcuni manifestano uno stato di agitazione che li porta a strapparsi via i presidi, innescando un circolo vizioso che impone un ritorno alla sedazione. La somministrazione di cannabinoidi consente, in questi casi, di favorire una ripresa di coscienza graduale, evitando complicazioni”.
Qual è il percorso di prescrizione di questi farmaci?
“L’avvio del trattamento avviene tramite una visita all’ambulatorio di terapia antalgica, dove un anestesista valuta il caso e, se opportuno, indica l’utilizzo di cannabinoidi. Una volta definito il piano terapeutico, il paziente potrà chiedere, per tutto il tempo necessario, la ricetta al medico di base”.
Ci sono pregiudizi tra i pazienti e gli operatori sull’uso terapeutico della cannabis?
“Questi medicinali portano ancora con sé un’aura legata all’abuso di sostanze stupefacenti. Spesso i problemi derivano più dalla diffidenza e da fattori culturali, tra chi prescrive e chi deve assumere il farmaco. Negli anni la percezione è migliorata, ma nell’immaginario collettivo permane la paura di sviluppare una tossicodipendenza”.