
Una sala operatoria del Sant'Orsola di Bologna: al Maggiore di Parma ci sono più sale libere e più infermieri specializzati
Bologna, 14 aprile 2025 – In attesa di un intervento al cuore al Sant’Orsola, ma operati a Parma per accelerare i tempi di attesa. Sono già 53 i pazienti che hanno subìto un intervento cardiochirurgico al Maggiore di Parma, guadagnando circa tre mesi di attesa. Non poco per chi ha un problema cardiaco.
L’accordo tra il Policlinico e la città ducale è stato avviato circa un anno fa e sarà rinnovato fino al 2026. È su base volontaria, come spiega Chiara Gibertoni, direttrice generale del Sant’Orsola: "Per accelerare i tempi, al paziente viene fatta questa proposta ma, se per comodità o altre esigenze, vuole restare a Bologna non ci sono problemi".
E viene chiarita la modalità di collaborazione tra i due ospedali: una volta alla settimana un cardiochirurgo del Sant’Orsola (dell’equipe bolognese del professor Davide Pacini) va a Parma per operare assieme all’équipe cardiochirurgica dell’Azienda ospedaliero universitaria parmense (guidata dal professor Francesco Nicolini), uno dei suoi pazienti nelle sale che, l’ospedale Maggiore, mette a disposizione settimanalmente per un totale di dodici ore che consentono di eseguire gli interventi su due persone. Una volta completata l’operazione, i pazienti vengono ricoverati presso il Centro di Cardiochirurgia di Parma in attesa di essere dimessi. Successivamente, a seconda della necessità e della residenza, può essere organizzato il trasferimento presso una struttura di riabilitazione cardiologica di Bologna e provincia.
Il vantaggio per i malati, spiega sempre Gibertoni, è che a Parma c’è maggiore disponibilità non solo di sale chirurgiche, ma anche di posti letto in terapia intensiva e, soprattutto, di infermieri per la sala operatoria: "La carenza di queste figure altamente specializzate sta diventando un problema veramente serio". La direttrice generale chiarisce poi che ci sono circa 300 persone in lista di attesa al Sant’Orsola "e con questi 53 operati a Parma si scende a 250" che è un po’ la ‘linea rossa’ che l’ospedale bolognese non vuole oltrepassare. Anzi ha l’obiettivo di diminuire nonostante gli oltre 900 interventi cardiochirurgici già effettuati ogni anno (da sommare quelli eseguiti dalla Cardiochirugia pediatrica, che sono altri 300).
"I riscontri sono sicuramente positivi, ma il dato che ci gratifica ulteriormente è la soddisfazione espressa dai pazienti e dai loro familiari che hanno testimoniato direttamente ai medici", afferma Anselmo Campagna, direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria e commissario straordinario Ausl di Parma.
Mentre l’assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi sottolinea che è un importante "esempio di sanità pubblica al servizio delle cittadine e dei cittadini che qualifica, ancora una volta in modo positivo. La collaborazione avviata tra due eccellenze ospedaliere regionali rappresenta una sinergia vincente che vogliamo rafforzare e promuovere – dichiara –. Dare ai pazienti in attesa di intervento la possibilità, se lo vogliono, di essere operati prima in un altro ospedale in cui c’è disponibilità è un modo per ridurre le liste d’attesa e ottimizzare le risorse. Confidiamo che questo modello, così come tutti gli altri preziosi scambi di professionisti, competenze, strutture che già esistono tra le realtà del nostro servizio sanitario, possano crescere in futuro".