
L’équipe che ha eseguito gli interventi. Al centro, Taninokuchi Tomassoni
Bologna, 22 marzo 2025 – Da Bologna al Giappone e ritorno per portare una nuova terapia per la cura dell’artrosi. Makoto Taninokuchi Tomassoni, 31 anni, radiologo del Sant’Orsola, è volato nel Paese d’origine del papà e, a Tokyo, ha acquisito la rivoluzionaria tecnica.
“Si tratta di una terapia mininvasiva che si può fare a tutte le età – spiega il medico che fa parte dell’Unità operativa di Radiologia addomino-pelvica diagnostica e Interventistica e di Ortopedia e Traumatologia (guidata da Cristina Mosconi) –. Con una piccola punturina in un’arteria andiamo nei vasellini che vanno verso il ginocchio, chiudiamo questi vasellini e il dolore diminuisce perché si riduce l’infiammazione. Si può fare in qualsiasi articolazione ma, al momento, quella in cui questa terapia ha maggiore evidenza scientifica è quella al ginocchio”.
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Una storia particolare, non solo scientifica ma anche personale, quella dell’arrivo di Taninokuchi Tomassoni a Bologna: “Sono nato in Colombia e mi sono laureato in Medicina in Argentina: mio padre per lavoro si spostava molto e noi con lui. Poi sono ritornato in Giappone per fare un anno di ricerca in medicina rigenerativa all’università nazionale di Yokohama. Ma – prosegue il radiologo – volevo ritrovare le radici italiane di mia madre, quindi per la specializzazione mio padre mi ha consigliato l’Università di Bologna, tra le più prestigiose al mondo e la più antica, specializzazione tutta fatta al Sant’Orsola. E mai scelta fu migliore”.
La tecnica è stata affinata anche grazie ad Azzurra Paolucci, 30 anni, al quarto anno di specializzazione, che si divide tra il Rizzoli e il Policlinico e ha trascorso ultimo anno presso l’ospedale universitario della Charité di Berlino, centro di eccellenza per la medicina rigenerativa e le tecniche alternative sull’artrosi.
“Questa tecnica può rappresentare un’ottima soluzione per i pazienti che presentano troppe comorbidità o che sono troppo anziani per essere sottoposti ad un intervento di impianto protesico – chiarisce Massimiliano De Paolis, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia del Policlinico – oppure per i pazienti con protesi che continuano a sentire dolore, eventualità che si verifica in circa il 15 per cento dei casi”.
“Uno dei grandi vantaggi di questa tecnica consiste nella sua facile replicabilità – commenta la professoressa Mosconi –. Trattandosi di una procedura sicura e ben sopportabile, infatti, può essere facilmente ripetuta se a distanza di qualche tempo riemerge il dolore”.
Sono stati eseguiti i primi quattro interventi, in anestesia locale e, a distanza di 24 ore, i pazienti sono stati dimessi. L’artrosi è una patologia degenerativa cronica legata all’invecchiamento delle articolazioni (in particolare anca e ginocchio) che determina riduzione della capacità motoria, infiammazione e dolore. La malattia interessa quasi 5 milioni di italiani, numero sono destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni per l’aumento dell’aspettativa di vita.