LORENZO PASTUGLIA
LORENZO PASTUGLIA
Salute

Neurochirurgia, 200 operazioni con pazienti svegli: c’è anche una mamma che allatta durante l’intervento

Sempre più interventi vengono svolti con il metodo Awake (anestesia cosciente dalla spina al cervello): questi sono i dati degli ultimi 10 anni dell'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (Aoum) ad Ancona. Ecco come funziona la tecnica e quali sono le storie dei pazienti

L'equipe medica attenta prima di operare una persona

L'equipe medica attenta prima di operare una persona

Ancona, 12 marzo 2025 — Ad Ancona sempre più pazienti neurochirurgici vengono operati con la tecnica ‘Awake', ovvero da svegli, dalla spina al cervello. Un sistema primordiale, quando non esisteva l’anestesia, tornato prepotentemente di moda da una decina di anni dell'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (Aoum), messo in atto dai medici del reparto di Neurochirurgia Generale con particolare interesse pediatrico. In questo modo, l'operazione si umanizza sempre più e si accorciano degenze e recuperi.

Con la tecnica Awake 200 operazioni in 10 anni

Ad oggi, negli ultimi 10 anni, i medici dell'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche (Aoum) hanno svolto 200 interventi. Un dato che arriva proprio durante la Settimana mondiale del Cervello, in programma dal 10-16 marzo. Nel particolare un appuntamento che sollecita la pubblica consapevolezza nei confronti della ricerca, su un’area umana così importante.

La donna operata che preparava le olive ascolane

Secondo i medici dell’Aoum sono tante le storie di operazioni al limite del commovente avvenute in questi anni. Con al centro pazienti impegnati in diverse attività mentre sono finiti sotto i ferri, come una ristoratrice abruzzese, seduta sul lettino, mentre amalgamava gli ingredienti delle olive all’ascolana. Nel frattempo l'equipe del dottor Roberto Trignani, che guida la Neurochirurgia, interveniva sul suo cervello. Il senso tecnico reale di quella incredibile manifestazione di avanguardia scientifica era soltanto uno: poter controllare in tempo reale le funzioni pratiche e cognitive della paziente, mentre gli specialisti intervenivano in parti molto delicate del sistema neurologico della paziente, affetta da una problematica tumorale nell'area cerebrale motoria che controlla i movimenti complessi.

La mamma sotto i ferri mentre allattava il suo piccolo

Un’altra storia commovente risale a due anni fa e vede al centro una mamma, sveglia, che stava allattando il suo neonato mentre l’equipe del dottor Trignani — in sala anche anche il neuroanestesista Edoardo Barboni e la neuropsicologa Silvia Bonifazi — le asportava un tumore celebrale. La donna infatti ha potuto tenere accanto a sé il figlioletto per tutta la fase pre-operatoria, poi lo ha potuto riabbracciare con l’intervento appena terminato. In sala era stata allestita una culletta a fianco del letto della mamma, con tanto di panda-peluche per far sentire entrambi come se fossero a casa.

Altre storie con al centro bambini e ragazzi

Sempre a tema bambini, un’altra storia vede al centro una 12enne che, durante l’intervento al cervello da sveglia, raccontava le barzellette. Oppure lamamma di un’altra piccola paziente, che ha potuto praticamente accedere alla sala operatoria per 15 minuti così da stare al fianco della figlia. Un contatto prima visivo, attraverso un vetro, poi diventato reale, epidermico, quando le mani della donna e della figlia si sono ritrovate e strette in un abbraccio di forza e affetto al tempo stesso.

Quei pochi istanti hanno consentito di infondere coraggio nella piccola paziente, sveglia e cosciente, mentre i neurochirurghi la stavano operando. Altre storie riguardano una giovane paziente che, durante la pandemia da Covid, ha potuto chiamare al telefono la mamma in Albania durante l’operazione, impossibilitata nel venire in Italia, o un 30enne con indosso un visore di realtà virtuale, per godere di un rilassamento psicofisico mentre l’uomo era finito sotto i ferri.

Trignani: “Awake tecnica evoluta"

La tecnica Awake, secondo il reparto di Neurochirurgia guidato da Trignani, conta di una percentuale di pazienti candidabili in aumento, grazie a un altissimo livello di specializzazione e alla multidisciplinarietà che rendono il centro di Torrette quasi un unicum. "Per noi, a livello tecnico, dopo tanti anni intervenire su pazienti da 'svegli' è diventata quasi una routine — è il pensiero di Trignani — Stiamo lavorando per rendere la struttura sempre più dedicata alla tecnica in 'Awake', aumentando anche il grado di funzioni da monitorare a seconda dei pazienti. Un'evoluzione grazie a metodiche sempre più affinate che consente di allargare i campi di attuazione: dalle aree motorie e del linguaggio fino alla vista e alle altre funzioni cognitive. Il paziente non è più passivo ma è sveglio, non prova dolore e collabora alla riuscita dell'intervento, segnalando sensazioni, modifiche del quadro neuropsicologico e funzionali, da qui la 'Neurochirurgia funzionale’”.

Awake, come funziona

Il percorso Awake prevede tre step chiave per un'equipe affiatata. In primis la preparazione psicologica del paziente, svolta dalla dottoressa Silvia Bonifazi della Psicologia ospedaliera, reparto diretto dalla dottoressa Oriana Papa. Poi le procedure del neuro anestesista — il dottor Edoardo Barboni, responsabile della struttura di Neuroanestesia e Tipo — e infine l'intervento dei chirurghi. Nell'evoluzione scientifica e tecnologica entra in campo anche l'intelligenza artificiale "già presente in alcuni percorsi diagnostici e chirurgici e andrà applicata sempre di più".

L'approccio in 'Awake' non prevede “l'infusione di farmaci sotto il profilo dell'anestesia, perché per noi è fondamentale che il paziente rimanga sveglio per tutta la procedura — commenta il neuro anestesista dell'equipe, il dottor Edoardo Barboni, responsabile della struttura di Neuroanestesia e Tipo — La procedura prevede il blocco regionale cosiddetto dello scalpo, cioè intervenire sul cuoio capelluto per rendere il cranio insensibile al dolore e garantire la massima collaborazione del paziente. Va da sé che la tecnica in 'Awake' garantisce degenze e recuperi molto più brevi. Siamo una squadra unita, si è creata una specie di 'magia chimica', una sinergia che va al di là delle competenze dei singoli e questo per me e per noi fa la differenza rispetto a tutto il resto”.