
Nella cell-factory del Sant'Orsola si cercherà di trovare nuovi ambiti di applicazione per le cellule Car-T
Bologna, 26 maggio 2025 – Sinisa Mihajlovic era stato colpito da una forma di leucemia acuta mieloide molto aggressiva che ha combattuto, attraverso le terapie dei medici del Sant’Orsola di Bologna per tre anni.
Nel luglio 2019 l’allenatore del Bologna annunciava, nel corso di una conferenza stampa, di essere ammalato. Ha combattuto fino all’ultimo, ma il 16 dicembre 2022 si è dovuto arrendere.
Da allora è cambiato qualcosa nelle cure di questa terribile forma leucemica? Lo abbiamo chiesto a Francesca Bonifazi, direttore dell’Unità operativa complessa di Trapianto e Terapie cellulari del Policlinico Sant’Orsola.
"La leucemia che ha colpito Sinisa sarebbe trattata oggi come è stata trattata allora. Ma la ricerca sta lavorando su tantissime cose, che non hanno ancora l’evidenza sufficiente per dire che sono nuove terapie, ma la ricerca sta andando avanti senza fermarsi”, fa sapere Bonifazi.
Sul laboratorio della Car-T del Sant’Orsola, il primario fornisce un’ottima notizia: “Entrerà in funzione nel 2026”. Le cellule, al momento vengono prodotte fuori dal Policlinico, da company specializzate, il fatto di portare una produzione all’interno del Policlinico abbatterà sicuramente i costi, ma non solo.
"Non saranno sostitutive perché il compito di un ospedale non è quella di sostituirsi e fare un lavoro che non è il proprio – chiarisce Bonifazi –. Quello che dobbiamo fare è utilizzare le Car-T in ambiti dove non sono ancora usate. Quindi estenderle anche a malattie rare che non sono oggetto di interesse della company oppure produrre costrutti che abbiamo nuove caratteristiche. Quindi Car-T più nuove e più efficaci che possano superare meccanismi di resistenza della malattie”.
Una cell-factory che faccia anche sperimentazione no-profit e cercare di curare anche le malattie autoimmuni, sottolinea la dottoressa, che interessano tantissime specialità, “ma anche nelle complicanze post-trapianto. E creare esperti, anche con la collaborazione che abbiamo già in atto con il Bambino Gesù, centro di assoluta avanguardia e cercare di far crescere generazioni di medici che siano ingegneri molecolari che intervento su punti specifici del Dna per modificare funzioni e sostituirle o imbrogliare il tumore e ucciderlo”.