Svenimenti addio, due interventi di eccellenza in Emilia. “Bello il ritorno a una vita normale”

In entrambi i pazienti è stata eseguita una cardioneuroablazione, procedura che ‘riprogramma’ l'attività nervosa e cardiaca responsabile degli svenimenti vaso-vagali. Nuova vita per una donna umbra operata al Maggiore di Bologna e per un ragazzo all’ospedale di Cento (Ferrara)

La cardioneuroablazione è una tecnica recentemente introdotta nella pratica clinica ed eseguita ancora da pochi centri, ma risulta risolutiva per il problema degli svenimenti improvvisi (immaghine di archivio)

La cardioneuroablazione è una tecnica recentemente introdotta nella pratica clinica ed eseguita ancora da pochi centri, ma risulta risolutiva per il problema degli svenimenti improvvisi (immaghine di archivio)

Bologna, 5 febbraio 2025 – Svenimenti improvvisi addio, due interventi innovativi in Emilia hanno cambiato la vita ad altrettanti pazienti: una donna umbra operata al Maggiore di Bologna e un ragazzo giovane all’ospedale di Cento (Ferrara). In entrambi i casi è stata eseguita una cardioneuroablazione, una procedura che "riprogramma" l'attività nervosa del cuore responsabile degli svenimenti vaso-vagali. 

Una tecnica innovativa contro gli svenimenti

La cardioneuroablazione è una tecnica mininvasiva che, attraverso un catetere inserito dalla vena femorale, raggiunge e "brucia" selettivamente i gangli nervosi del cuore responsabili di episodi di svenimento. Questa procedura è particolarmente indicata per quei pazienti che, a causa di un riflesso vaso-vagale, subiscono un rallentamento o addirittura un arresto dell'attività cardiaca, con conseguente perdita di coscienza.  La procedura viene eseguita nei pazienti che soffrono di episodi di perdita di coscienza vaso-vagali, in genere ritenuti benigni, ma che possono diventare molto invalidanti nella vita quotidiana. In particolare, la procedura è indicata quando nel riflesso vaso-vagale è coinvolto un rallentamento o un arresto dell’attività cardiaca.

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Il caso della paziente umbra al Maggiore

La prima paziente a beneficiare di questa innovativa tecnica all'ospedale Maggiore (tra i primissimi in regione) è una donna proveniente dall'Umbria, che soffriva di svenimenti fin dalla giovane età. Gli episodi poi sono diventati sempre più frequenti e imprevedibili. Durante uno di questi è stato documentato un arresto dell’attività cardiaca di 7 secondi, motivo per il quale si è deciso di sottoporla all’intervento.

Intervento di precisione

L'intervento, eseguito dall'elettrofisiologa Valeria Carinci, si è svolto nel laboratorio di Elettrofisiologia del Maggiore, diretto da Gaetano Barbato. Grazie a un sistema di mappaggio ad alta densità di ultima generazione, è stato possibile individuare con precisione i gangli nervosi responsabili degli svenimenti e procedere con la loro disattivazione tramite radiofrequenza.

L’intervento al Santissima Annunciata di Cento

Nell’ambito dell’attività di elettrofisiologia effettuata nelle Aziende sanitarie ferraresi, è stato svolto nei giorni scorsi, presso l'ospedale SS.ma Annunziata di Cento, il primo intervento di cardioneuroablazione con esito positivo su un giovane paziente con frequenti svenimenti che ha evitato l’impianto di un pacemaker grazie a questa nuova tecnica che provoca una denervazione di alcune aree che influenzano il ritmo cardiaco.

“La sincope vasovagale - spiega il professor Biagio Sassone, direttore del dipartimento Cardio-Toracovascolare interaziendale, nonchè della Cardiologia Provinciale della Usl di Ferrara - è la forma più comune di svenimento nella popolazione generale, causata da un brusco calo della pressione arteriosa e del battito cardiaco, impedendo al cervello di ricevere sangue e causando, quindi, lo svenimento. In alcuni pazienti, il rallentamento del battito può essere tale da arrivare all’arresto cardiaco per qualche secondo. In questi casi si parla di sincope vasovagale cardioinibitoria. Ed è proprio questa forma sincopale che può giovarsi della tecnica di cardioneuroablazione. Sebbene nella maggior parte dei casi la sincope vasovagale non sia pericolosa per la vita, in alcuni pazienti può diventare invalidante, compromettendo gravemente la qualità della vita, impedendo la guida di autoveicoli o imponendo limitazioni nell’attività lavorativa. Questo succede generalmente quando gli episodi sincopali diventano molto frequenti, non sono prevedibili o causano gravi traumi dovuti alle cadute durante lo svenimento”.

Il giovane paziente: “Ora sento di poter tornare a vivere normalmente”

Il giovane paziente operato a Cento racconta che “Per un attimo ho vissuto con il timore di dover limitare la mia autonomia nella vita di tutti i giorni e sul lavoro. Ora sento di poter ricominciare a vivere normalmente, avendo scongiurato anche il rischio dell’impianto di un pacemaker”.

Nei casi più gravi serve il pacemaker

Nella maggior parte dei casi, i pazienti con sincope vasovagale riescono a controllare il disturbo seguendo le raccomandazioni fornite dal personale medico qualificato. In altri casi i pazienti vengono istruiti sull’esecuzione di alcune facili manovre di contrazione muscolare delle mani o delle gambe, da eseguire quando iniziano a comparire i sintomi premonitori che porteranno allo svenimento. Nei casi gravi di sincope vasovagale cardioinibitoria si può prendere in considerazione l’impianto di un pacemaker: una scelta non facile per la giovane età dei pazienti e poiché in un 20 per cento dei casi svenimenti potrebbero continuare. Non vi sono, infine, terapie farmacologiche risolutive per questo disturbo.

“Presso la nostra Cardiologia – aggiunge il dottor Santo Virzì - è attiva da molti anni una Syncope Unit, centro provinciale per lo studio della sincope certificata dal Gruppo Italiano Multidisciplinare per lo studio della Sincope (GIMSI), che garantisce la presa in carico per l’intero percorso di questi pazienti, dalla fase degli accertamenti diagnostici per identificare la causa, fino alla soluzione terapeutica ottimale”.

L’eccellenza della sanità emiliano-romagnola

Il Laboratorio di Elettrofisiologia dell'ospedale Maggiore è un punto di riferimento a livello metropolitano per il trattamento delle aritmie cardiache, ma anche a livello nazionale. Solo nel 2024, ha effettuato quasi 300 ablazioni, molte delle quali complesse. Recentemente, il laboratorio si è dotato della tecnologia Farapulse per il trattamento della fibrillazione atriale, consolidando il suo ruolo di centro di eccellenza per l'elettrofisiologia cardiaca. 

L'intervento a Cento è stato eseguito dal professor Matteo Bertini (unità operativa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliero universitaria) e dal dottor Enrico Bertagnin (unità operativa di Cardiologia dell’Ospedale di Cento – Ausl). La procedura ha previsto l'utilizzo di un sistema di mappaggio cardiaco tridimensionale che ha permesso di navigare dentro il cuore mediante cateteri inseriti attraverso una vena dell’inguine. “Grazie a tecnologie di ultima generazione e alla competenza del nostro team integrato delle due aziende sanitarie ferraresi, possiamo offrire ai pazienti soluzioni innovative e personalizzate, migliorando significativamente la loro qualità di vita” aggiunge il professor Sassone.