Salvini: "In 5 anni flat tax al 15% anche a dipendenti". Meloni: "Io premier con più voti"

Il segretario della Lega è sicuro che il centrodestra vincerà le elezioni. "Ma ci aspettano mesi difficili". Calenda: "Letta ha fatto il patto con chi è comunista". M5s: scaduto il termine per le auto-candidature: Casalino, Di Battista e Raggi fuori dalle parlamentarie

Roma, 8 agosto 2022 - Dopo lo strappo di Calenda col Pd, Matteo Salvini è sicuro che il centrodestra vincerà le elezioni. "Ma ci aspettano mesi difficili, voglio essere assolutamente chiaro", avverte. "Penso che vinceremo le elezioni, che la Lega vincerà con il centrodestra le elezioni, ma non è che dal giorno dopo tutti saranno più belli, ricchi, simpatici e fortunati", sono le parole di Salvini ai microfoni di Radio Montecarlo, dove il leader della Lega disegna lo scenario post elettorale. "Ci aspettano mesi difficili", ripete e sottolinea allora che "scegliere una squadra compatta è fondamentale". 

Calenda-Pd, strappo utile: così Azione colma un vuoto

Poi Salvini riprende un tema caro al centrodestra, ovvero quello della flat tax, e promette: "In questo momento ci sono 2 milioni di partite Iva che pagano una flat tax al 15%, a me piacerebbe estendere questa tassazione piatta anche ai lavoratori dipendenti. Nell'arco di 5 anni si potrà fare". 

Giorgia Meloni intanto torna a parlare della leadership. "Le regole si conoscono. A differenza di quello che piace molto alla stampa, non farò la campagna elettorale parlando di nomi, premier e ministri. Le regole si conoscono nel centrodestra. Il partito che prende più voti in una coalizione propone al presidente del consiglio la figura che dovrebbe essere indicata che vorrebbe fosse indicata come premier. Spetta al presidente della Repubblica. Il nome sono io, perché non dovrebbe esserlo? La cosa che non capisco è: perché la Meloni no? Io penso che chi vota Fratelli d'Italia voti in quest'ottica", sono le parole di Meloni a Rtl 102.5.

Calenda-Letta

E Calenda torna all'attacco contro Letta. "Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi ha fatto un patto, con contenuti contrari, con chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, con chi dice di no a tutto, al termovalorizzatore, con chi in fondo è comunista, perché poi, alla fine della fiera è questo. E io ho detto a Letta, se firmi un patto e formalizzi questo la gente non ci capirà più niente, sembrerà un'accozzaglia di persone come erano Bertinotti, Turigliatto, Pecoraro Scanio", ha detto il leader di Azione.

M5s: scaduto termine per le auto-candidature

Sul fronte grillino, è scaduto alle 14 il termine per la presentazione delle auto-candidature sul sito del Movimento 5 Stelle per le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Nei prossimi giorni i vertici pentastellati passeranno al vaglio le proposte di auto-candidatura pervenute in vista del voto online delle 'parlamentarie', che dovrebbe tenersi dopo Ferragosto: la data su cui si sta ragionando è quella del 16 agosto.

Non ci sono Casalino, Di Battista e Raggi

Niente candidatura per Rocco Casalino, che sarebbe stato fino all'ultimo indeciso. Casalino si sarebbe confrontato sul tema con diversi big del Movimento. In un primo momento, l'ex portavoce di Conte ai tempi di Palazzo Chigi era convintissimo di scendere in campo, ma in questi ultimi giorni ha prevalso la voglia di continuare ad occuparsi della comunicazione di Conte e del M5S. Da parte del leader pentastellato non ci sarebbe stato alcun intervento. Conte, viene spiegato, sta lasciando a tutti piena libertà di autocandidarsi in base al regolamento. 

Fuori dalla rosa dei candidati anche Alessandro Di Battista (che d'altra parte, spiegava lo stesso Conte, non è iscritto al Movimento, e dunque non avrebbe potuto partecipare) e l'ex sindaca di Roma Virginia Raggi, bloccata dal vincolo del doppio mandato (lei è al terzo in Campidoglio). Resta per loro la possibilità di essere 'ripescati' dallo stesso Conte, che da presidente del partito, ha la facoltà di decidere i nomi dei capilista (che siano passati per le autocandidature o meno).