Il Carlino compie 130 anni: la storia del foglio che cambiò l'informazione

I quattro fondatori investirono 100 lire a testa. Ecco come venne scelto il nome. Sabato 21 marzo 1885 usciva il primo numero del nostro quotidiano

Immagini storiche del ‘Carlino’: i quattro fondatori in una vignetta di Nasìca (Augusto Majani)

Immagini storiche del ‘Carlino’: i quattro fondatori in una vignetta di Nasìca (Augusto Majani)

Bologna, 21 marzo 2015 - Era il primo giorno di primavera e anche allora era sabato, proprio come oggi, il 21 marzo 1885. Quella mattina sotto le Due Torri i bolognesi trovarono un foglio quotidiano tutto nuovo, «un giornale piccolo per chi non ha tempo di leggere i grandi» e con un approccio simpatico già nella sua testata, «il Resto del Carlino». Il nostro giornale. Oggi dunque compiamo gli anni, 130 per l’esattezza, trascorsi a raccontare la storia del mondo e soprattutto della nostra terra, dall’Emilia Romagna alle Marche al Veneto, regioni laboriose e sanguigne, abitate da gente capace di affrontare grandi imprese, sofferenze e speranze, persone speciali che sanno farsi ammirare.

Anche i quattro fondatori, Giulio Padovani, Alberto Carboni, Francesco Tonolla e Cesare Chiusoli, erano uomini coraggiosi: si esposero con cento lire a testa per lanciare la pubblicazione, «ma con quel misero capitale il giornale non avrebbe superato la prima settimana di vita se i bolognesi non lo avessero subito preso a balia», scrisse lo storico Dino Biondi. Dare «il resto del carlino», fin dai tempi antichi, significava infliggere una lezione o regolare i conti, quindi ‘pizzicare’ anche i potenti, scovare bugie, portare a galla la verità.

«Vogliamo fare un giornale per la gente che ha bisogno di conoscere i fatti e le notizie senza fronzoli retorici, un giornale il quale risponda al quotidiano e borghese ‘Che c’è di nuovo?’...», scrissero i redattori nel primo editoriale, che avevano intitolato semplicemente con un punto interrogativo. Il Carlino voleva essere una finestra sulle vicende di cui si parlava in piazza, nei caffè, magari andando a comperare il primo sigaro della giornata: non a caso, nei primi mesi di vita, il giornale fu diffuso dai tabaccai che lo davano – appunto – come resto di due centesimi.

E’ stato così che il Carlino, da piccolo che era, è diventato grande. Da Bologna è arrivato ovunque, ha saputo documentare svolte epocali, guerre, rivoluzioni, tragedie e successi, lacrime e sorrisi, ha accompagnato il passaggio dall’800 al ’900 e quindi al nuovo millennio, è entrato via via nella nuova era della comunicazione, oggi ancor più veloce e multimediale. E tutto questo grazie al sostegno degli editori che lo hanno fatto crescere, grazie alle intuizioni e all’impegno di più di quaranta direttori che lo hanno guidato (e su tutti ricordiamo Giovanni Spadolini che ebbe la direzione più longeva, dal 1955 al 1968), grazie all’acume di firme autorevoli che hanno illuminato la testata, Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli, e poi Alfredo Oriani, Giuseppe Prezzolini, Giovanni Papini, Giovanni Gentile e Ignazio Silone, grazie al lavoro quotidiano di centinaia, migliaia di giornalisti, collaboratori e fotografi pronti a cogliere l’attimo fuggente, grazie a tutti coloro che questo giornale lo hanno impaginato, stampato ogni notte, distribuito e diffuso.

Ma soprattutto lo hanno amato. Se il Carlino oggi è sempre leader nelle sue aree di vendita, è proprio grazie a chi ha continuato a seguirlo quotidianamente e a sentirlo come uno di famiglia. E allora, oggi è il nostro compleanno ma è anche il vostro. Il Carlino siamo tutti noi, che non siamo più quelli del 21 marzo 1885, ma abbiamo ancora la stessa forza delle idee, con la voglia di raccontarle. Per fare un’Italia migliore. Per accompagnare il Paese in questa nuova grande sfida epocale.