
Andrea Doria (1956)
L’Andrea Doria era il fiore all’occhiello della marina italiana. Un transatlantico di lusso con 11 ponti, capace di ospitare oltre 1.200 passeggeri, costruito nei cantieri di Genova durante il miracolo italiano per dimenticare la guerra e le sue tragedie. Nessuno poteva immaginare che, pochi anni dopo il varo avvenuto nel 1951, l’Andrea Doria, tanto ambita da ospitare spesso il jet set dell’epoca, sarebbe stata protagonista di un incidente in mare che, solo grazie alla buona sorte e all’eroismo degli uomini, non ebbe conseguenze catastrofiche come quello del Titanic.
Alle 23,11 del 25 luglio 1956, mentre stava navigando verso New York dopo essere partito da Genova il 17 luglio, il transatlantico venne speronato dalla motonave svedese Stockholm al largo dell’isola statunitense di Nantucket. C’era una fitta nebbia e, mentre l’Andrea Doria aveva ridotto la velocità ed emesso i previsti segnali sonori, la Stockholm non rallentò affatto e la colpì con la prua rompighiaccio, squarciando la murata. Morirono 52 persone: 5 passeggeri della Stockholm e 47 dell’Andrea Doria. Il transatlantico si coricò su un fianco, ma affondò subito, colò a picco alle 10,15 di del 26 luglio, dopo 11 ore dalla collisione. Furono il sangue freddo del capitano Piero Calamai, un ufficiale che aveva combattuto nelle due guerre mondiali, e l’intervento di altre navi, specialmente L’Ile de France, a salvare la situazione. Tutti i passeggeri e l’equipaggio, in totale oltre 1.700 persone, furono portati al sicuro. Calamai fu l’ultimo a lasciare la nave.
A dimostrazione che non tutti gli italiani sono come Francesco Schettino.