GIUSEPPE DI MARCO
il Carlino: 140 anni di storia

"Abbiamo fatto tanto, spero che chi verrà dopo sarà più bravo di me"

San Benedetto, terra di annunci o promesse mantenute? È una domanda che l’amministrazione deve porsi, a quattro anni da quella...

San Benedetto, terra di annunci o promesse mantenute? È una domanda che l’amministrazione deve porsi, a quattro anni da quella campagna elettorale che sarebbe sfociata nel successo alle elezioni autunnali. Ma non basta: a quelle domande la compagine allora sfidante, e oggi al governo, deve dare delle risposte.

Sindaco, allo scadere del mandato non manca molto. Com’è stato, finora, amministrare San Benedetto?

"Impegnativo. All’inizio c’è stata la necessità di programmare gli interventi che avremmo poi dovuto materializzare. Di cose, piccole e grandi, ne sono state fatte tante".

Ad esempio?

"Mi ripeterò, ma la prima che mi viene in mente è la riqualificazione del ‘Ballarin’, così come il restyling di piazza Montebello e la realizzazione di piazza San Pio X. Senza dimenticare la vasca esterna della piscina ‘Gregori’. Lavori che devono essere portati a termine, ma intanto abbiamo fatto passi importanti. In generale, direi le pratiche sbloccate dal pantano".

L’attesa più grande però è assorbita dall’area Brancadoro.

"È un discorso diverso, dato che si tratta di un’area privata. La cosa importante è che si siano riallacciati i fili tra la proprietà della superficie e la presidenza della Sambenedettese. La Brancadoro sarà un’area strategica perché funzionale anche allo stadio ‘Riviera’. Alla Figc chiesi di cosa avesse bisogno l’impianto per poter ospitare le competizioni della Nazionale maggiore. Mi fu risposto: spazi esterni da adibire a parcheggi. L’importante è avere una progettualità chiara per lo sviluppo del territorio".

Sviluppo che però vede la riviera soggetto protagonista. È una cosa che può suscitare malcontento nell’entroterra?

"Non credo. Penso che quanto si potrà fare a San Benedetto, compresi i grandi eventi nella Brancadoro, sarà a beneficio di tutto il territorio. Poi certo, siamo al centro dell’attenzione, perché abbiamo ripreso quota".

Come con la Ciip? La sua proposta per la presidenza ha ricevuto un endorsement generale…

"Per la Ciip dovevamo individuare un candidato all’altezza della situazione, e la scelta è ricaduta su Marco Perosa. L’appoggio dei piccoli comuni è stato determinante, ma è indubbio che l’amministrazione sambenedettese abbia fatto, in questo, da collante. Siamo stati trainanti, prima per quel che riguardava la presidenza dell’Ato e poi con la sintesi operata fra le realtà del Piceno e del Fermano: abbiamo messo insieme tutte le voci che esigono di essere rappresentate".

Si ricandiderà?

"Dico sempre che Antonio Spazzafumo non è la medicina unica per San Benedetto. Sicuramente le ho ridato vitalità. E spero che dopo di me arrivi uno più bravo di me".

Potrebbe essere anche uno Spazzafumo più bravo di quello di quattro anni fa?

"In questi anni ho ricevuto molti messaggi di apprezzamento dal territorio. Ci sono tante cose da fare, spero che uno Spazzafumo più bravo possa portarle a compimento".

Giuseppe Di Marco