
Andrea Niccolai, la sua gioia subito dopo aver segnato il tiro che valeva l’A1
Un nome, un volto, un ricordo, un tiro e una vittoria che infiammano ancora, trent’anni dopo, una città. Il nome è quello di Andrea Niccolai. E il ricordo, mai appannato e sempre vivo nelle menti di tutti, è il suo tiro da tre quasi allo scadere di gara3 della finale playoff al Flaminio contro Rimini. Era il 21 maggio 1995 e l’Olitalia Forlì conquistò la sua ultima promozione in A1 vincendo la serie-derby 3-0 grazie al tiro di quel ragazzo di non ancora 27 anni che mandò in estasi un popolo e una città.
Niccolai è stato ospite delle celebrazioni forlivesi per i 140 anni di storia del Resto del Carlino per ricordare ancora una volta quello che gli appassionati non hanno mai dimenticato. Per esserci ‘Niccolair’ – soprannome che gli deriva da come esultava dopo un canestro aprendo le mani e oscillando come un aereo – ha sopportato un viaggio dalla sua Toscana reso compresso da alcuni incidenti lungo l’A14. È arrivato in extremis, come il canestro di trent’anni fa.
Poi l’ex stella e l’allenatore di oggi (in cerca di una panchina dopo l’ultima annata a Fabriano in B) è salito sul palco ha ripercorso e ricordato quei momenti, quell’annata, quel legame creatosi con la città: "L’annata era iniziata con alcuni intoppi perché il presidente Angelo Rovati prese tutta la rosa della squadra di Roma in A1 e la trasferì a Forlì in A2. Io allora ero un giocatore abbastanza importante, nel giro della Nazionale e non presi benissimo questa nuova situazione". Niccolai tentennò di fronte al trasferimento, Rovati s’infuriò e lo mette fuori rosa. Poi i due si parlarono, si chiarirono e Niccolai accettò di scendere in A2 alla testa di Forlì, mentre a pochi chilometri di distanza, in quel di Rimini, brillava un’altra stessa scesa dall’A1, Carlton Myers: un duello nel duello. Niccolai però finì fuori squadra una seconda volta, un mercoledì di gennaio: Forlì perse a Fabriano e nella stessa serata Myers ottenne il record di 87 punti. "L’allenatore non era soddisfatto del mio impatto", ha ammesso ieri sera. Ma la situazione si ricompose, Forlì cambiò allenatore (da Stefano Michelini a Phil Melillo) e straniero (da AJ English a Kenny Williams) e, come ha ricordato Niccolai, "si creò un’alchimia particolare non solo fra di noi, ma anche fra noi giocatori e tutti i tifosi e la città, che ci consentì di iniziare la cavalcata che poi ci ha portato alla promozione". Un’impresa ripetibile oggi? "Perché no? Forlì e la Pallacanestro 2.015, che è stata anche sfortunata, lo meriterebbero".
Quella promozione fu, per certi aspetti, una gioia superiore addirittura allo scudetto che vinse poi a Treviso. "È la mia vittoria che viene più ricordata, come dimostra la giornata di oggi".
Quell’ultimo tiro è sempre negli occhi di tutti: "Ricordo esattamente quanto mancava, 15 secondi, perché prima Davis aveva segnato i due liberi che avevano portato Rimini a +2. Quindi bisognava segnare. Cosa sarebbe successo se avessi sbagliato? Eravamo avanti 2-0, saremmo stati avanti comunque 2-1 e con gara4 in casa mi verrebbe da dire che ce l’avremmo fatta comunque. Ma così è stato meglio". Molto meglio, caro Andrea, anzi favoloso. E per sempre indimenticabile.