NICHOLAS MASETTI
il Carlino: 140 anni di storia

Eravamo quattro amici al bar. I fondatori del Carlino nel 1885. Quel 20 marzo sotto le Due Torri

Per la prima volta gli avvocati Chiusoli, Tonolla e Carboni scrivono, titolano e impaginano. Con loro il marchigiano Padovani: "Un giornale per chi vuole conoscere i fatti senza fronzoli"

I quattro fondatori: da sinistra Giulio Padovani, Alberto Carboni, Francesco Tonolla e Cesare Chiusoli

I quattro fondatori: da sinistra Giulio Padovani, Alberto Carboni, Francesco Tonolla e Cesare Chiusoli

"Eravamo quattro amici al bar", direbbe Gino Paoli. Perché nel marzo del 1885, 140 anni fa, sotto le Due Torri quattro bravi giovani giornalisti, Cesare Chiusoli, Alberto Carboni, Francesco Tonolla e Giulio Padovani, si incontrano e danno vita a il Resto del Carlino. La prima uscita è datata 21 marzo. E quindi, come ancora accade nei giornali di carta stampata, i fondatori della testata lavorano il 20. Scrivendo, impaginando e titolando. Per la prima volta. I quattro si muovevano così nel pianterreno di Palazzo Pallotti, in via Garibaldi 3, oltre un cortile, in un locale con tre camere. Fulvio Cantoni descrisse così il luogo d’inizio di un lungo cammino, nel primo giorno di Primavera: "Erano stanze disadorne e squallide, l’una aveva luce da via del Cane, l’altra dal cortile; la finestra della prima era allora alta dal suolo oltre due metri e ciò produceva alquanta oscurità, che peraltro veniva spesso fugata, anziché dalla scarsa illuminazione a gas, priva di incandescenza, dagli sprazzi di luce intellettuale che scaturivano dagli ‘Sprizzi, spruzzi e sprazzi’ e dai lampi di genio degli articoli di fondo. La sera, alle 23, il portone veniva chiuso e si accedeva agli uffici solo dalla porticina in via del Cane".

Ma perché il Resto del Carlino? Il giornale era dato come resto a chi acquistava un sigaro del valore di 8 centesimi e lo pagava con un Carlino del valore di 10 (nel 1885 a Firenze circolava un giornale di nome il Resto al Sigaro, ecco l’origine). Essendo richiesto anche dai non fumatori, il giornale fu messo in vendita nelle edicole. Siamo nell’anno in cui l’Italia occupa l’Eritrea e il filosofo Friedrich Nietzsche termina la quarta e ultima parte di ’Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno’. "Vogliamo fare un giornale piccolo per chi non ha tempo di leggere i grandi: vogliamo fare un giornale per la gente che ha bisogno o desiderio di conoscere i fatti e le notizie senza fronzoli, senza inutili e diluite divulgazioni", dicevano i fondatori. Un progetto-programma per tutti i bolognesi che poi è entrato nel loro Dna.

Chiusoli era avvocato, come Carboni e Tonolla. Padovani invece era originario delle Marche, di Senigallia, e diede l’idea di chiamare così la testata. Chiusoli si occupava perlopiù di critica letteraria, Tonolla invece di quella musicale. Per il marchigiano – tratto geografico che rimarrà per sempre nel giornale, oltre all’Emilia-Romagna – ecco una rubrica quotidiana. Mentre Carboni viveva maggiormente di politica, avendo già sulle spalle esperienze giornalistiche. Per lui quindi i commenti dei fatti del giorno e la firma di redattore responsabile.

Ma poiché, secondo i racconti tramandati nei tempi, i quattro erano bravi giornalisti ma pessimi amministratori, il quotidiano sarebbe potuto fallire. Ecco allora il cambio di testimone. La direzione dei quattro infatti durò meno di 300 giorni, fino al 26 dicembre. Tempo di festeggiare Natale e Santo Stefano ed ecco il passaggio ad Amilcare Zamorani che rimarrà ai vertici della testata per 10 anni, fino al 14 dicembre del 1905. Era già tempo di vivere un anniversario. Quello che quest’anno il Carlino festeggia ancora una volta. Per la centoquarantesima.

Nicholas Masetti