ANGELICA MALVATANI
il Carlino: 140 anni di storia

Fermo nella cultura. Città dalle mille anime dove arte e natura incantano gli stranieri

Dalle mostre agli spettacoli, per arrivare a un’identità turistica per valorizzare un territorio che dalla montagna arriva fino al mare

Una veduta area di Fermo, con il Duomo che domina dall’alto l’intero territorio foto Zeppilli

Una veduta area di Fermo, con il Duomo che domina dall’alto l’intero territorio foto Zeppilli

La storia della città di Fermo trova tra le pagine del Resto del Carlino la sua dimensione. È qui che si raccontano le cadute e le conquiste, le vicende delle persone e quelle più grandi di un territorio intero. Si cresce insieme e insieme si costruisce identità.

I 140 anni del Carlino: il nostro speciale

Una terra che ha saputo ritrovare la sua autonomia e tornare Provincia autonoma, che ha ricostruito dopo il sisma e sta curando le ferite, una terra che si sente viva anche quando è difficile, quando si deve ripartire dopo un dramma collettivo come il Covid. Tra queste pagine Fermo città ha trovato ii suo carattere di città di cultura, riconosciuta dall’Unesco come città dell’apprendimento. Città universitaria, città che si apre alle persone sorde diffondendo la conoscenza della lingua dei segni e dell’accoglienza turistica su misura per le persone che non sentono. Città che propone mostre di livello nazionale, capaci di catturare il grande pubblico, di portare in Pinacoteca decine di migliaia di persone per ammirare le fotografie di Steve McCurry.

E poi è una città con un teatro magnifico che non solo offre stagioni di assoluta qualità ma è anche luogo di crescita collettiva, di emozione condivisa. Al teatro dell’Aquila quest’anno ci sono stati spettacoli capaci di conquistare il tutto esaurito per tre serate consecutive, un investimento sulla cultura che sta portando davvero risultati importanti.

Una città che vanta un Conservatorio di altissimo livello e ha un premio internazionale dedicato al violino, nel nome di un liutaio del territorio, Andrea Postacchini. Dunque, città di parola e di musica, di teatro e di cultura, città che sta riaprendo la discussione politica, in vista delle prossime elezioni comunali che si terranno nella primavera del 2026.

Ha vissuto due mandati l’amministrazione firmata dal sindaco Paolo Calcinaro, esperienza largamente civica che in queste settimane sta trovando la sua anima anche partitica, in vista delle prossime elezioni regionali.

Una città e un territorio che stanno ricostruendo anche un’identità sanitaria, nella diffusione di servizi capillari che faranno capo però ad un nuovo ospedale, probabilmente aperto e funzionale nel giro di un anno e mezzo, la sfida delle sfide.

L’altro argomento è la crescita di una identità turistica: ci hanno lavorato gli assessori al turismo di tutti i comuni della costa per trovare un brand unico e vendere bellezza, il mare, il peso della storia, la natura a due passi, tutto da attraversare nel giro di pochissimo, dalla montagna fino al mare. Sono tutte qui le sfide del futuro. Le carte in regola non mancano, basta saperle giocare, in una terra che piace agli stranieri, che sta recuperando l’entroterra e la campagna proprio anche grazie a famiglie europee che qui vogliono venire a vivere. È una storia antica, che tra poco si stenderà sul territorio con tutte le rievocazioni storiche che scandiscono l’estate, per far capire che davvero il futuro ha un cuore dalle radici profonde.