
Nato negli anni ’60, ha mantenuto la sua atmosfera folkloristica e goliardica. Oggi gli appuntamenti scandiscono le stagioni, con una forte partecipazione. Il sindaco qualche anno fa sottolineò: "È un pezzo della nostra identità".
Stendardi colorati che sventolano nei corsi, rullare di tamburi al tramonto, vociare serale nel centro città e profumo di tiglio. Tanto basta per contraddistinguere il mese di giugno a Faenza, storicamente segnato dal palio del Niballo. Una tradizione che dal 1959, anno della prima rievocazione storica, si è ovviamente evoluta, adattandosi ai tempi (e alle normative, ndr) ma mantenendo comunque inalterato il fascino dell’atmosfera, un po’ folkloristica e un po’ goliardica, tipica dell’estate. Una intuizione, il Niballo, che affonda in radici antiche, e che comunque dagli anni ’60 a oggi ha accompagnato intere generazioni di faentini. Anche sul piano turistico il Niballo è stato fin dal principio un punto di riferimento, e non a caso per un certo periodo negli alberghi della riviera romagnola si potevano trovare i biglietti pubblicitari che annunciavano la disputa del Palio di Faenza.
Una manifestazione intorno alla quale, negli anni seguenti e fino ai giorni nostri, sono state organizzate, sviluppate e nel tempo anche migliorate manifestazioni correlate come il torneo degli Alfieri Bandieranti e Musici, le settimane gastronomiche, la donazione dei ceri, il palio dei giovani poi declinato a Bigorda d’Oro e la Nott de Bisò, prima a Capodanno e da ultimo in occasione dell’Epifania. Semi che sono germogliati e che scandiscono le stagioni della città, dando vita a ulteriori partecipazioni, come nel caso dell’accensione delle luminarie in dicembre, a cui negli ultimi anni partecipano anche i rioni, o Rionilandia, evento interrotto per un certo periodo e di recente nuovamente organizzato per promuovere il Centro civico e la vita rionale. Si tratta solo di alcuni esempi, e se ne potrebbero fare molti altri. Non è un caso infatti che a ogni manifestazione significativa che si svolge in città o nelle vicinanze sia presente almeno una delegazione dei rioni faentini o del gruppo municipale. Si faccia per esempio riferimento allo storico passaggio del Tour de France, ai numerosi transiti del Giro d’Italia, alla 100 Km del Passatore, o al Gran Premio di Formula 1 a Imola. Un pezzo di Niballo sovente si trova anche in altre giostre e rievocazioni in giro per l’Italia nel caso dei cavalieri, e per quanto concerne gli sbandieratori talvolta anche in giro per il mondo.
"Un pezzo della nostra identità" come sottolineava il sindaco Isola nel 2021 dopo gli slittamenti per covid, e probabilmente anche qualcosa di unico. Il Niballo infatti, inteso come manifestazione che integra tutta una serie di dinamiche sociali e partecipative legate ai cinque rioni, così come l’ambito sportivo e poi l’organizzazione in generale, costituisce a detta di molti un esempio. E anche per questo motivo ogni volta che qualche tema legato al Niballo è stato dibattuto, quasi sempre sono seguite riflessioni profonde. Una condizione questa, tipica della vera tradizione. Il Niballo infatti è ormai parte indissolubile della città, con le proprie storie, i propri usi e le proprie peculiarità che contraddistinguono il mese di giugno a Faenza da oltre sessant’anni.
Damiano Ventura