
La ricetta per un territorio sano: "Non solo repressione, che è necessaria, ma anche la creazione di condizioni per una società più vivibile".
Nel corso del suo insediamento a Fermo aveva posto l’accento sull’importanza dell’ascolto e del contatto con istituzioni, enti, associazioni del territorio e cittadini. A partire da questo principio, quali sono i valori cardine che ha inteso promuovere durante il suo mandato?
"Fin dall’inizio del mio mandato ho ritenuto necessario porre a base del mio operato, sia come servitore dello Stato che della comunità fermana, valori quali la ‘cura’, come attenzione, alle persone, soprattutto ai meno fortunati, e all’associazionismo, che si occupa di loro. Poi l’ascolto e il costante dialogo con le altre istituzioni, sia con i vertici sia con chi vi lavora e con chi fruisce dei servizi, come con il carcere di Fermo e con i detenuti con i quali c’è stata più di una occasione di incontro, e con i diversi enti che operano sul e per il territorio. In poche parole, quotidiano ossequio ai principi di solidarietà, di sussidiarietà e del principio di legalità. Tale impegno deve costantemente rivolgersi alla promozione del progresso e del benessere della collettività, tutto finalizzato al perseguimento del bene comune".
Quali sono ad oggi le peculiarità del territorio che ha potuto riscontrare rispetto ad altre realtà conosciute nella sua lunga carriera?
"Nella mia vita, per motivi personali e professionali, mi è capitato di girare e conoscere molti territori italiani, tra cui ovviamente le Marche. Arrivando nella provincia fermana si resta immediatamente affascinati dalla peculiare bellezza del territorio con i suoi sorprendenti contrasti e le meravigliose armonie: dalle dolci colline dell’entroterra, con borghi arroccati dai meravigliosi scorci medievali, alla costa adriatica con arenili autentici. Ammirando questo variegato paesaggio mi ha subito colpito la cura, segno tangibile dell’amore che la popolazione ha per il suo territorio, habitat ideale anche per attività agricole di qualità e itinerari enogastronomici sempre più apprezzati".
Quali le principali criticità?
"La prima criticità che balza agli occhi, osservando questo meraviglioso territorio, è un fenomeno che mette a rischio l’anima stessa dei suoi borghi: lo spopolamento dell’entroterra. Negli ultimi anni, molti giovani hanno cercato fortuna altrove, attratti da opportunità più ampie. Questa fuga silenziosa lascia dietro di sé un tessuto sociale sempre più anziano, con servizi essenziali che faticano a restare sul territorio. Scuole, farmacie, sportelli bancari, negozi di prossimità: tutti presidi vitali che, se chiudono, compromettono la qualità della vita e aumentano il senso di isolamento. A peggiorare la situazione, ci si mettono le condizioni critiche della rete viaria, che collega i centri collinari. I tagli ai finanziamenti per la manutenzione, erodendo risorse fondamentali, non aiutano la mobilità, in un periodo storico in cui l’apertura del territorio verso i turisti e la facilità degli spostamenti costituiscono una sfida necessariamente da vincere per il rilancio dell’economia".
Secondo lei come si fa sicurezza e qual è la strada da percorrere per farla percepire anche al cittadino?
"Il concetto di sicurezza assume una valenza complessa e multidimensionale. La sicurezza non si può limitare al contrasto della criminalità, ma comprende tutte le condizioni che rendono vivibile, ordinata e coesa una comunità: la tutela dell’incolumità pubblica, la prevenzione dei reati, la gestione dei conflitti sociali, il decoro degli spazi, la presenza e l’efficacia dei servizi pubblici. Deve essere necessariamente declinata in ‘sicurezza integrata’, sia dal punto di vista soggettivo sia da quello oggettivo, dove le istituzioni statali e amministrazioni locali collaborano per garantire il benessere e la serenità dei cittadini. In questo quadro, in qualità di Prefetto, la mia funzione non si esaurisce nell’ambito della sicurezza pubblica tradizionale, ma si estende sempre più alla governance della sicurezza integrata, attraverso azioni mirate, quali, ad esempio, il coordinamento delle forze di polizia, garantendo un’azione unitaria e coerente sul territorio, strumenti di collaborazione tra Stato e Comuni per attuare interventi concreti in materia di videosorveglianza, contrasto al degrado, gestione degli spazi pubblici, garantendo un’azione di mediazione tra esigenze statali e locali, per bilanciare il principio di legalità con la specificità dei territori. Il concetto di sicurezza, come detto, non può esaurirsi nella sola dimensione repressiva, pur essenziale per garantire il rispetto della legalità e la tutela dell’ordine pubblico".
Ci dice un suo pregio e un suo difetto?
"Accetto le critiche, mi fanno riflettere e cerco, ribadisco, cerco di migliorare giorno per giorno. Non riesco ad accettare le critiche quando sono strumentali o preconcette perché non fanno crescere né chi le fa, né me e nemmeno la comunità e il nostro meraviglioso territorio".
Concludiamo con un messaggio ai cittadini. Cosa vuole dire loro, in particolare ai più giovani?
"In un tempo in cui le sfide della convivenza civile si fanno sempre più complesse, è più che mai necessario riscoprire i valori fondamentali che ci tengono uniti come comunità. La nostra Costituzione, partendo dall’articolo 2, ci ricorda che ciascuno di noi è titolare di diritti inviolabili, ma anche chiamato a compiere doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Questo significa essere responsabili non solo per sé stessi, ma anche nel perseguimento del bene comune. Significa vivere in modo attivo e consapevole, rispettando gli altri, contribuendo al dialogo e promuovendo il rispetto degli altri per il pieno raggiungimento della coesione sociale. Oggi, più che mai, è necessario unire le forze, fare rete, mettere a fattor comune energie, idee e responsabilità".
Fabio Castori