SOFIA NARDI
il Carlino: 140 anni di storia

Il ritmo sfrenato del liscio. Candidato ’patrimonio Unesco’, scalda le piazze, oggi come ieri

Il grande festival ’Cara Forlì’, la digitalizzazione dell’archivio di Carlo Brighi, detto ’Zaclèn’, ma anche i progetti dedicati ai giovanissimi: sono tanti i segni di vitalità del folk di Romagna.

Il grande festival ’Cara Forlì’, la digitalizzazione dell’archivio di Carlo Brighi, detto ’Zaclèn’, ma anche i progetti dedicati ai giovanissimi: sono tanti i segni di vitalità del folk di Romagna.

Il grande festival ’Cara Forlì’, la digitalizzazione dell’archivio di Carlo Brighi, detto ’Zaclèn’, ma anche i progetti dedicati ai giovanissimi: sono tanti i segni di vitalità del folk di Romagna.

C’è una musica che in Romagna non ha mai smesso di suonare. È fatta di violini e fisarmoniche, di valzer e mazurke, di mani che si cercano e si stringono in pista: è il liscio romagnolo, anima popolare e colta al tempo stesso, tradizione musicale che scandisce la vita di un territorio e che oggi guarda al futuro con un progetto ambizioso, ovvero il riconoscimento come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.

Una sfida subito colta da Forlì che è da sempre uno dei cuori pulsanti del folk romagnolo: in tanti ricordano ancora gli storici, enormi concerti del primo maggio che vedevano sul palco Secondo Casadei e i suoi illustri colleghi in maratone musicali che sono rimaste scritte negli annali.

La città non solo partecipa al sogno Unesco – sostenuto dalla Regione –, ma lo alimenta con iniziative concrete, a partire dal festival del liscio ‘Cara Forlì’ che ogni anno ormai dal 2020 trasforma il centro cittadino in un palcoscenico diffuso dove si esibiscono le migliori orchestre del panorama romagnolo, accanto a giovani promesse e ospiti internazionali. Balli in piazza, concerti, laboratori, mostre fotografiche e incontri a tema: il festival è un evento corale che celebra il liscio come esperienza collettiva, capace di unire generazioni diverse nel segno della musica e della convivialità.

Forlì è anche città di memoria, che custodisce gelosamente i tesori della sua tradizione musicale. Un progetto fondamentale in questo senso è stato il riordino e la digitalizzazione dell’archivio di Carlo Brighi, detto Zaclèn, violinista e compositore forlivese considerato tra i padri fondatori del liscio romagnolo. Nato a fine Ottocento, Zaclen ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia musicale regionale, creando un repertorio che ha ispirato intere generazioni di musicisti. L’archivio, costituito da spartiti manoscritti, lettere, appunti e documenti storici, è oggi oggetto di uno scrupoloso lavoro di catalogazione e digitalizzazione, reso possibile grazie alla collaborazione tra enti locali, fondazioni e ricercatori. Questo patrimonio inestimabile torna così a essere vivo, disponibile per studiosi, appassionati e giovani musicisti in cerca delle proprie radici.

In questo paesaggio sonoro, il nome di Roberta Cappelletti, che sarà una delle ospiti della festa per i 140 anni del Carlino a Forlì, spicca come simbolo vivente del liscio. Classe, energia e passione da vendere, Roberta è da decenni una delle interpreti più amate del genere. Con la sua voce potente e raffinata, ha dato nuovo slancio ai grandi classici di Casadei e contribuito a portare il liscio fuori dai confini della Romagna, esibendosi in tutta Italia e all’estero.

Roberta non è soltanto una cantante: è una testimone della vitalità di questa musica, un’ambasciatrice che ha saputo coniugare rispetto per la tradizione e apertura all’innovazione. Nelle sue esibizioni, il ballo non è mai nostalgia, ma festa, rito comunitario, forma d’arte che unisce. E Cappelletti non si limita a portare sul palco il suo canto e la musica di Romagna, ma è anche promotrice di molti progetti per stimolare l’ingresso dei giovani nel mondo del liscio, in modo da favorire quel ricambio generazionale che consentirà alla musica simbolo della regione di non morire mai. In città, del resto, sono molti i progetti legati ai ragazzi.

Una delle iniziative più sorprendenti degli ultimi anni è stata proprio la nascita dell’Orchestra Santa Balera: un ensemble di giovani musicisti under 35 nato per volontà di alcune delle realtà formative più attive della regione, tra cui il Mei di Faenza e la forlivese Cosascuola Music Academy. Santa Balera si propone di riportare il liscio tra i giovani, rigenerarlo, dargli nuova voce senza snaturarlo. Il momento simbolico di questa rinascita è arrivato con l’esibizione al Festival di Sanremo 2024, quando l’Orchestra Santa Balera ha portato sul palco dell’Ariston una versione travolgente di Romagna mia, coinvolgendo il pubblico televisivo nazionale in una festa danzante che ha conquistato anche i più scettici. L’esibizione, trasmessa in prima serata e accolta con entusiasmo da pubblico e critica, è diventata il simbolo di un nuovo corso per il liscio: giovane, creativo, pienamente inserito nel tessuto musicale contemporaneo.

E mentre la candidatura Unesco prosegue il suo ancora incerto cammino, ogni volta che in una piazza si attaccano le note di un valzer e qualcuno si alza per ballare, il liscio compie il suo miracolo più semplice e più vero: unire le persone. Come sempre ha fatto e come continua a fare ancora, in barba agli anni e alle mode passeggere.