LORENZO MONACHESI
il Carlino: 140 anni di storia

La contessa Leopardi: "Un poeta moderno che parla al cuore. Questa casa emoziona"

Olimpia ha lavorato per mantenere viva la memoria di Giacomo e tramandarne il pensiero: "Con le nostre forze abbiamo reso più fruibile e accogliente questo palazzo, creando un grande indotto".

Olimpia ha lavorato per mantenere viva la memoria di Giacomo e tramandarne il pensiero: "Con le nostre forze abbiamo reso più fruibile e accogliente questo palazzo, creando un grande indotto".

Olimpia ha lavorato per mantenere viva la memoria di Giacomo e tramandarne il pensiero: "Con le nostre forze abbiamo reso più fruibile e accogliente questo palazzo, creando un grande indotto".

Contessa Olimpia Leopardi, lei e la sua famiglia abitate nello stesso palazzo del poeta, come è riuscita a far sì che Casa Leopardi non diventasse un museo?

"La mia famiglia vive in questo Palazzo dal 1200 quindi, di fatto, si tratta di una continuità. È una casa privata di cui una parte è accessibile al pubblico, ma non certo un museo inteso come un luogo statico e inanimato".

Lei è diventata ambasciatrice del poeta nel mondo, ma per riuscirci con successo bisogna esserne profondamente innamorata: cosa l’ha stregata del suo antenato?

"Quello che ho fatto, come discendente di un grande poeta, è stato assumermi l’onere di mantenere vive le memorie di famiglia, oltre a collaborare con il Cnsl per la divulgazione del pensiero di Giacomo in Italia e nel mondo. Per anni abbiamo studiato un modo per mostrare ai visitatori una parte ulteriore, quella privata, in cui Giacomo è cresciuto proprio per rendere l’esperienza ancora più completa. Finalmente, nel luglio 2020 siamo riusciti nel nostro intento e da allora centinaia di turisti possono entrare nel giardino delle Ricordanze attraverso la sala della Galleria – quella in cui abbiamo da sempre ricevuto personaggi della cultura e della politica – e arrivare fino alla camera del poeta. Per quanto riguarda quello che mi affascina del mio antenato, è sicuramente la sua modernità e il fatto che parli direttamente al cuore".

In un anno quante persone visitano Casa Leopardi?

"Circa 80-100.000 persone, tra paganti e omaggi".

Qual è l’aspetto che più incuriosisce il turista?

"La prima cosa che colpisce è l’imponenza del palazzo che pochi si aspettano, e la ricchezza della biblioteca. Particolarmente apprezzato è il fatto che le nostre visite sono guidate da personale formato internamente, e questo – in un periodo dove predominano le visite autonome o audio guidate – fa sicuramente la differenza".

Qual è l’atteggiamento del visitatore di fronte alla biblioteca Leopardi contenente circa 20mila volumi pensando che sono stati studiati e sfogliati dal poeta?

"Tutto ciò crea stupore, meraviglia ed emozione, come anche venire a conoscere, tramite le informazioni familiari fornite dalle guide, degli aspetti di Giacomo – ad esempio la sua vitalità – che non hanno mai trovato nei testi scolastici".

Ogni angolo di Recanati parla di Leopardi: la città si è subito resa conto di avere avuto come concittadino un genio?

"Come dice il proverbio "nessuno è profeta in patria". Ovviamente, fuori da Recanati, è un vanto provenire dal paese del grande poeta, ma nei fatti, non sempre è facile poter collaborare o creare sinergie con le altre realtà locali. Il fatto che casa Leopardi sia, appunto, una casa privata, crea qualche problema. Le persone tendono a dimenticare che, con le nostre sole forze, abbiamo reso sempre più fruibile ed accogliente i luoghi di visita, abbiamo fatto restauri, creato un grande indotto per Recanati e, non ultimo, dato lavoro a moltissime persone".

Gli studenti amano Leopardi o lo temono perché è spesso oggetto di interrogazioni?

"Bisognerebbe chiederlo a loro. Sicuramente temono le interrogazioni, ma chiunque studi con apertura mentale e profondità, si innamora di Giacomo".

Qual è stato il suo rapporto con il poeta quando lei è stata una studentessa?

"Finché ho studiato a Roma alla scuola americana, non è stato un fatto particolarmente rilevante ma, alle superiori italiane ne ho patito parecchio, anche perché non sono mai stata una studente modello".

Anni fa ha fatto centro negli States la traduzione dello Zibaldone: questo ha determinato un maggiore interesse verso il poeta e spinto a nuove traduzioni?

"Sicuramente è stato fatto un grande lavoro; purtroppo queste cose richiedono tempo e impegno continui, non basta un lancio. Mi dicono anche che i testi non siano facilmente reperibili e questo non aiuta".