LORENZO MONACHESI
il Carlino: 140 anni di storia

La lezione del rettore McCourt: "Un ateneo più internazionale, mai adagiarsi sul passato"

Il prof irlandese è al timone di Unimc dal 2022: ricostruita la comunità dopo gli anni del Covid "Invasione di Università telematiche, vanno garantiti standard di qualità e non solo profitti".

Il prof irlandese è al timone di Unimc dal 2022: ricostruita la comunità dopo gli anni del Covid "Invasione di Università telematiche, vanno garantiti standard di qualità e non solo profitti".

Il prof irlandese è al timone di Unimc dal 2022: ricostruita la comunità dopo gli anni del Covid "Invasione di Università telematiche, vanno garantiti standard di qualità e non solo profitti".

"Non bisogna voltarsi indietro o adagiarsi, ma guardare avanti e rimanere rilevanti per non diventare obsoleti". È quanto dice John McCourt, rettore dell’ateneo di Macerata, sulla responsabilità di chi ha sulle spalle tanti anni come l’Università fondata nel 1290 o il Resto del Carlino presente nelle edicole dal 1885. "Bisogna essere al passo coi tempi – aggiunge – ma anche consapevoli dei valori portati avanti. Il mondo giornalistico e accademico, in un periodo storico di populismi e di frammentazione, ha la responsabilità di fornire una prospettiva chiara, complessa e critica".

McCourt, qual è il suo rapporto con il giornale?

"Da quando ero in Irlanda sono sempre stato un grande lettore dei quotidiani, di quelli di approfondimento. Nel 1990 sono arrivato in Italia e anche leggendo i giornali ho appreso l’italiano. È però un periodo in cui tutto deve essere istantaneo, è il momento delle news continue in cui non c’è il tempo per approfondire gli argomenti".

Qual è stato lo spunto che ha permesso a Il Piccolo di ospitare articoli sull’Irlanda di James Joyce, di cui lei è uno dei maggiori studiosi?

"Il Piccolo della sera ha ospitato gli articoli di un James Joyce ancora non famoso. Lui propose degli articoli a più giornali e il Piccolo della sera ospitò i suoi scritti sull’Irlandese (oppressa dall’impero britannico) che erano pretesti per parlare della situazione triestina sotto l’impero austriaco".

Cosa ha trovato di particolare di questo autore nella veste di giornalista?

"Lui era un opinionista, molto ben informato, con la grande capacità di trasmettere idee e situazioni complesse a un lettore non informatissimo. Ha anche dimostrato di avere una notevole capacità linguistica italiana".

Lei è stato eletto rettore nel 2022, quali sono stati i problemi in questo periodo?

"Il punto di partenza era ricostruire una comunità universitaria dopo gli anni del Covid in cui tutti sono rimasti a casa, perdendo una parte importante della loro formazione: studiare e crescere assieme in una comunità universitaria. Abbiamo così puntato sulla possibilità di studiare in presenza, ma c’è un’invasione delle università telematiche, passate dai 41mila iscritti del 2019 ai 350mila del 2024, che non garantiscono gli standard degli atenei in presenza, perché non sono tenute dal ministero a rispettarli. Il Paese deve ragionare su come vuole educare i giovani, l’Università non è solo riempire di informazioni, ma formare giovani, farli sviluppare un senso critico, far sì che possano imparare a vivere in una comunità, ma ciò viene indebolito se tutto viene fatto online. Non sono contrario ai corsi web, ma dietro deve esserci un ateneo con standard che garantiscono qualità e non solo il profitto".

E invece qual è stato il più grande riconoscimento ricevuto dall’ateneo?

"Il giudizio positivo dell’agenzia di valutazione (Anvur) un anno fa. Ci sono poi altri riconoscimenti come il fare parte dell’associazione che promuove il sistema universitario all’estero, questo risultato è il riconoscimento dell’impegno per l’internazionalizzazione del nostro ateneo, dove è in crescita il numero di iscritti provenienti dall’estero. Ma più dei riconoscimenti formali ci interessa quello degli studenti, vedo in loro entusiasmo e soddisfazione".

Da dove vengono gli studenti stranieri?

"Dai Paesi dell’Est, da Francia, Austria, Medio Oriente, Brasile, India, Argentina: c’è una grande varietà. Il problema è determinato dalle difficoltà per i visti, abbiamo stretto un accordo con la Questura che un giorno a settimana dedica uno sportello agli universitari, ma la difficoltà maggiore è nei consolati dove convergono tante richieste".

Quali i progetti che l’ateneo sta portando avanti in città?

"L’obiettivo è un’Università fortemente radicata nel territorio e nella città. Stiamo portando avanti tanti investimenti edili come il recupero dell’ex sede della Banca d’Italia, il nuovo centro sportivo, l’ampliamento del Polo Bertelli, palazzo Ugolini. Sono lavori necessari per curare non solo le ferite del sisma, ma anche per promuovere il risparmio energetico, la bellezza, la funzionalità digitale. In questa ottica stiamo portando avanti un rinnovamento infrastrutturale senza precedenti. Siamo orientati a rafforzare la comunità studentesca e renderla sempre più internazionale".

Quanti sono gli iscritti?

"Sui 9.500, ma arriviamo a 12mila considerando i dottorandi, i corsi master, quelli di perfezionamento e chi segue i corsi di formazione per insegnanti".

E qual è l’obiettivo da questo punto di vista?

"Da quando sono arrivato c’è stato un incremento, ora c’è da consolidare il dato di 10mila studenti regolari, un buon numero. C’è poi da lavorare sull’offerta didattica e residenziale".