Un caldissimo pomeriggio di luglio per parlare di surriscaldamento globale, crisi climatica e dei suoi effetti sull’ambiente, in particolare quello marino. La festa per i 140 anni del nostro giornale, andata in scena ieri pomeriggio al chiostro di San Francesco, è stata omaggiata anche dalla presenza di una scienziata di San Benedetto famosa nel mondo.

I 140 anni del Carlino: il nostro speciale
Martina Capriotti, biologa marina dell’università di Camerino, gira le acque del pianeta per studiare l’impatto dell’uomo sui mari. Dalle microplastiche al calore eccessivo delle acque, la nostra impronta è massiva e spesso devastante. Ma non tutto è perduto: e siccome la natura ha una enorme capacità di rigenerarsi, ed è ancora possibile invertire la marcia della crisi climatica e dell’inquinamento da sostanze chimiche e plastica, è importante partire dai dati, e quindi stare ad ascoltare gli scienziati.
"Nel mio ultimo lavoro mi sono occupata delle cozze – ha spiegato Capriotti alla platea –, non solo quelle locali ma anche i mitili sparsi in giro per il mondo. Le cozze sono vere e proprie sentinelle per lo stato di salute del mare. Si tratta di esseri viventi molto resistenti, capaci di adattarsi praticamente ad ogni habitat. E quindi trovare segni di stress anche in questi organismi è davvero preoccupante".
Uno stress che ovvimente riguarda anche le cozze dei nostri mari, in particolare quelle dell’Adriatico. Tutto è iniziato nell’estate del 2022, "quando c’è stata la prima morìa di mitili. Un problema molto sentito dalla popolazione – ha detto ancora Capriotti –, in particolare nella zona del Conero" dove i moscioli sono il piatto tipico del territorio e si tratta poi di organismi spontanei e non coltivati come accade altrove.
Ebbene, perfino ad Ancona "le cozze, a un certo punto dell’estate, sono morte. La stessa cosa si è ripetuta nei due anni successivi: era il caldo a metterle alla prova fino a portarle alla morte".
Questo perché la crisi climatica in città si sente a causa delle temperature insopportabili e dei condizionatori perennemente accesi, ma in montagna e al mare gli effetti sono davvero visibili a occhio nudo.
"Le cozze hanno dimostrato che lo stress climatico è un elemento nocivo, che è la causa della morìa in Adriatico. Per avere un’idea, una delle ultime ondate di calore, ha provocato una temperatura del mare Adriatico per 41 giorni superiori ai 30 gradi, praticamente un mare tropicale. Le cozze si ripopolano durante l’inverno e la primavera, tanto che ora i nostri scogli sono coperti di piccoli mitili. Ma poi d’estate muoiono, per la temperatura del mare che diventa troppo alta a causa del cambiamento climatico".
Questi dati sono inconfutabili: ma se è ancora possibile invertire la marcia, qual è il giusto modo di comunicare con il pubblico? Come far capire che le temperature bollenti che ci assediano e fanno male alla nostra salute, oltre a distruggere flora e fauna non solo marina, sono direttamente collegate ai nostri comportamenti? Per Capriotti "il primo passo è far conoscere quello che c’è sotto il livello del mare".
Del resto non è possibile proteggere ciò che non si conosce: "Quando le persone si rendono conto della fragilità, e soprattutto della bellezza, dei propri ecosistemi, iniziano davvero a preoccuparsi. Ma l’ansia – spiega la biologa – non deve essere sterile e farci sentire impotenti, ma trasformarsi in un motore per cambiare le nostre abitudini".