MATTEO PORFIRI
il Carlino: 140 anni di storia

"Le parrocchie sono vive, occorre investire nella coesione sociale"

È ad Ascoli ormai da quattro anni. Da quando, nell’ottobre del 2021, Papa Francesco lo scelse per succedere a Giovanni...

È ad Ascoli ormai da quattro anni. Da quando, nell’ottobre del 2021, Papa Francesco lo scelse per succedere a Giovanni D’Ercole il quale, clamorosamente, rassegnò le dimissioni. È stato, questo, un periodo di intenso lavoro per il vescovo di Ascoli Gianpiero Palmieri, che da un anno ha anche assunto la guida della diocesi di San Benedetto.

Monsignor Palmieri, come è cambiata in questi anni la comunità picena?

"Ho notato un bellissimo cambiamento, una crescita significativa. Dopo l’emergenza Covid si è ripartiti con molto entusiasmo. Sia ad Ascoli che a San Benedetto c’è tanta voglia di affrontare, con coraggio, le sfide che questo tempo pone alla vita della comunità cristiana, soprattutto nella direzione della trasmissione della fede. Abbiamo una comunità piuttosto vivace dal punto di vista ecclesiale. Nelle parrocchie, ad esempio, ci sono tanti gruppi che quotidianamente svolgono numerose attività. Insomma, mi trovo ad agire in un tessuto solido, che dà grosse soddisfazioni".

Quali sono, dal suo punto di vista, le sfide che questo territorio Piceno sarà chiamato ad affrontare nei prossimi anni?

"Ascoli è una città chiamata a vivere le sfide dell’oggi. Ormai siamo interconnessi a livello planetario e parliamo di un territorio, il nostro, che vive connesso con il mondo. Per certi versi, il legame con San Benedetto spinge Ascoli in questa direzione. Devo dire, però, che c’è necessità di investire molto sul fronte del lavoro. Bisogna essere maggiormente creativi per fare in modo che ci siano più offerte e che, proprio grazie alla presenza di lavoro, le persone non lascino queste zone per andarsene altrove. Occorre contrastare lo spopolamento, questa è un’altra sfida, che riguarda soprattutto l’entroterra. E poi c’è tutto il versante dell’arte e della cultura che deve essere valorizzato il più possibile. Ascoli e San Benedetto, da questo punto di vista, sono ricchissime di possibilità. Infine, credo che si debba investire molto in coesione sociale. D’altronde, gli indicatori dicono che dove il territorio investe in coesione sociale, l’operazione di rilancio riesce".

Parliamo di vocazioni: a fronte di una crisi nazionale, ormai conclamata, nel Piceno si va controcorrente. Come lo spiega?

"È vero. Al momento abbiamo tredici seminaristi e, per un territorio come il nostro, si tratta di un numero importante. Non posso negare che c’è un’oggettiva crisi nella trasmissione della fede, legata a fattori culturali, che riguardano non solo il territorio italiano ma tutta l’area occidentale. Si riscontra anche un calo di presenze nelle chiese, ma a questo non corrispondono lo sconcerto o la depressione pastorale. Anzi, si nota una certa creatività da parte delle comunità cristiane, che propongono attività a tutti i livelli. Noi, nel Piceno, da questo punto di vista non possiamo lamentarci".

Visto che celebriamo i 140 anni del Carlino, cosa ne pensa della strada intrapresa dal settore della comunicazione?

"È fondamentale che si dia un po’ di attenzione a tutti e che ci sia anche una certa correttezza nel riportare le informazioni".

Matteo Porfiri