UGO BENTIVOGLI
il Carlino: 140 anni di storia

’Pollicino’ Maenza re della lotta. Due ori e un argento olimpici. Leggenda senza eguali

Un concentrato di tecnica, intelligenza tattica e determinazione ne hanno fatto uno dei più grandi lottatori italiani ed europei di...

Un concentrato di tecnica, intelligenza tattica e determinazione ne hanno fatto uno dei più grandi lottatori italiani ed europei di...

Un concentrato di tecnica, intelligenza tattica e determinazione ne hanno fatto uno dei più grandi lottatori italiani ed europei di...

Un concentrato di tecnica, intelligenza tattica e determinazione ne hanno fatto uno dei più grandi lottatori italiani ed europei di sempre. E uno dei più titolati in assoluto: l’indimenticabile faentino Vincenzo Maenza, tre medaglie olimpiche (di cui due d’oro) e quattro partecipazioni consecutive nella lotta greco-romana, categoria 48 chilogrammi. Stazza fisica che gli valse il soprannome, universamente noto, di "Pollicino". Oro a Los Angeles, oro a Seul, argento a Barcellona ma un dominio continuo negli anni Ottanta, conditi anche da due Mondiali, un Europeo e altri piazzamenti sul podio nelle più grandi manifestazioni internazionali. Con un inizio del tutto casuale, come quello dei veri predestinati.

"A undici anni pesavo 27 chili – ricorda con un sorriso lo stesso Vincenzo Maenza – e ricordo che il padre del mio amico Marco mi disse che magari mi avrebbe fatto bene andare con suo figlio in palestra. E così è stato: ho avuto la fortuna di trovare persone che hanno capito le mie doti e il mio potenziale e mi hanno portato alle mie prime garette. Ma ho iniziato a 11 anni a lottare e a 13 ero già in nazionale e non solo in quella giovanile. Poi mi hanno portato a Roma, all’Acquacetosa e ho fatto tante esperienze fondamentali all’estero". E poi, all’improvviso, i primi Giochi Olimpici, Mosca 1980, l’anno del boicottaggio di alcuni paesi occidentali: l’Italia andò, ma senza bandiera e senza atleti dei corpi militari. "Sono stato fortunato perché forse senza il boicottaggio non sarei andato, invece non avevo ancora 18 anni quando arrivò la convocazione e poi i Giochi, davvero una grandissima emozione. E feci una bella gara, pareggiando 9-9 con un finlandese ma perdendo perché era stato lui ad ottenere il primo punto, come recitava il regolamento di allora. E alla fine arrivai 7º. Anche la prima medaglia d’oro, e lo dico in tutta sincerità, quella di Los Angeles 1984 arrivò per merito ma mancavano i lottatori dei paesi dell’Est, per il nuovo boicottaggio. Quindi, la medaglia d’oro di cui vado in assoluto più orgoglioso, la più bella della mia carriera, è quella di Seul 1988: lì c’erano davvero tutti i più forti e li ho battuti. A Barcellona è stata invece la gara dell’orgoglio, con l’argento in una gara che non mi vedeva tra i favoriti".

Tra tante vittorie, medaglie e riconoscimenti anche tre grandi rimpianti per Vincenzo Maenza, oggi titolare del suo Maenza Active Hub a Faenza: "Al campionato del Mondo di Roma nel 1990 ero già in finale ma per 150 grammi non rimasi sotto il peso dei 48 chili e non ho potuto lottare per il titolo. Non ho mai fatto il portabandiera ai Giochi Olimpici: avrei dovuto farlo nel 1996 ma mi sono rotto i legamenti e alla fine non ho potuto partecipare. E non mi hanno mai chiamato ad allenare la nazionale".

Ugo Bentivogli