MARCO BILANCIONI
il Carlino: 140 anni di storia

Quelle "foto Montanari". Sante, per 48 anni gli occhi (e il fischio) del Carlino in città

In prima linea dal 1960 al 2008, è scomparso nel 2022 all’età di 86 anni. La figlia Annamaria ha salvato il suo archivio dall’alluvione.

In prima linea dal 1960 al 2008, è scomparso nel 2022 all’età di 86 anni. La figlia Annamaria ha salvato il suo archivio dall’alluvione.

In prima linea dal 1960 al 2008, è scomparso nel 2022 all’età di 86 anni. La figlia Annamaria ha salvato il suo archivio dall’alluvione.

Sante Montanari era la memoria di Forlì. Fotografica, ma non solo: è stato un testimone di qualunque evento abbia segnato la seconda metà del Novecento. La visita di Giovanni Paolo II. L’omicidio di Roberto Ruffilli. L’incidente aereo di Serafino Ferruzzi. L’inaugurazione della diga di Ridracoli. L’attentato alla cripta di Benito Mussolini.

Scomparso il 22 agosto 2022 all’età di 86 anni, si era affibbiato un ironico soprannome (tra i tanti): "È arrivato Cronaca Nera", declamava a volte varcando la porta del palazzo di via Giorgio Regnoli e, prima, di corso Mazzini. Non perché amasse la violenza o le tragedie, ci mancherebbe. Una sua foto – un padre disperato per la morte del figlio in un incidente – era stata esposta dal Ministero dell’Interno come forma di sensibilizzazione per la sicurezza stradale. Sante si trovava a proprio agio nella cronaca perché aveva interiorizzato i compiti del quotidiano: esserci, quando succede qualcosa. Anche nelle situazioni difficili, delicate, a fianco dei propri concittadini-lettori. Perché raccontare, con le parole o le immagini, è (anche) un dovere.

Aveva bruciato tutti arrivando in corso Diaz il 16 aprile 1988, giorno in cui le Brigate Rosse avevano versato il sangue del senatore Ruffilli. Era scattato dal Ginnasio sportivo, dove seguiva una partita di pallavolo. Il fotografo del Carlino di oggi, Cristiano Frasca, lo omaggiò al funerale raccontando che una volta Sante l’aveva anticipato sul luogo di una rapina perché – così aveva detto – era andato in una bottega lì vicino a comprare un barattolo di sottoli. O forse – era il pensiero di tutti – perché aveva avuto la dritta giusta. E l’aveva avuta perché lui era il Carlino, principale organo d’informazione della città, specchio dei suoi vizi e delle sue virtù, denuncia delle storture.

Se volevi esserci, dovevi chiamarlo. E lui, consapevole, ci teneva a trovare sul quotidiano la "dicitura", come diceva lui: Foto Sante Montanari. Forte di questo patto coi lettori, era diventato col tempo il bardo di un racconto corale, in cui tanti erano diventati i suoi occhi e le sue orecchie. Ogni anno, qualche settimana prima di Natale, con l’aria serissima, raccoglieva dalla redazione le agende del nuovo anno, per poi distribuirle ai propri informatori. Sapeva farsi voler bene, tanto: il giorno del suo matrimonio tutto il Forlì Calcio era venuto a salutarlo. Aveva lavorato col suo giornale fino al 2008. Era diventato cavaliere della Repubblica per i suoi 48 anni di fedeltà professionale.

Oggi, in un’epoca ipertecnologica, colpisce la sua lezione: i veri strumenti non hanno chip o pixel, hanno piuttosto a che fare col cuore e con l’umanità. Chissà cos’avrebbe detto dell’intelligenza artificiale, lui che in redazione aveva una camera oscura in cui sviluppare le pellicole, lui che aveva sofferto il passaggio al digitale. La sua ‘tecnologia’ preferita era il fischio: così si annunciava in maniera inconfondibile, così allineava anche gruppi numerosi davanti al proprio obiettivo. E aveva lo stesso spirito indomito di quando mise una copia del Carlino in mano a Henry Kissinger. Il clic della macchina era solo la logica conseguenza.

La sua lezione è ancora viva in chi l’ha conosciuto. Indelebili i suoi moniti ai giovani cronisti: "Uei bibo", il più frequente, ma anche "sbarbatello, farai della strada ad andarti a casa". Taglienti (ma appropriati) i suoi giudizi sui protagonisti della città: "I’ i darà e’ Nobel", gli daranno il Nobel, sentenziava in dialetto. Non ha solo raccontato un mondo, ma gli ha dato forma. La sua eredità fotografica è immensa. E se sopravvive è merito della figlia Annamaria, che racconterà queste storie all’evento per i 140 anni del Carlino: insieme alla sua famiglia ha salvato migliaia di immagini dalle acque nel maggio 2023, nella loro casa nel quartiere San Benedetto. Sante resta con noi.