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Vesprini colora Civitanova: "Spazi rinati con l’arte. Lo sognavo da bambino"

Dal porto alle scuole, i murales dell’esponente della scena grafica e urbana "Non è solo abbellimento, voglio anche veicolare dei messaggi e far riflettere" .

Dal porto alle scuole, i murales dell’esponente della scena grafica e urbana "Non è solo abbellimento, voglio anche veicolare dei messaggi e far riflettere" .

Dal porto alle scuole, i murales dell’esponente della scena grafica e urbana "Non è solo abbellimento, voglio anche veicolare dei messaggi e far riflettere" .

Giulio Vesprini, esponente della scena grafica e urbana italiana, è di Civitanova dove è nato, nel 1980, dove vive e lavora. E dal 2009 di Civitanova ha colorato tutti i luoghi più importanti, diventando l’artista di arte urbana più noto e apprezzato. Cura e dirige "Vedo a Colori - Museo d’Arte Urbana" un progetto di riqualificazione che ha trasformato il porto di Civitanova, e non solo, attraverso i colori vivaci e le pennellate della street art e il suo più classico intervento pittorico: il murales.

Un progetto che ha reso il porto di Civitanova uno dei più colorati d’Italia.

Vesprini, qual è stata la sua formazione artistica?

"Mi sono diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Macerata e laureato alla facoltà di Architettura di Ascoli. Dal 2004 mi occupo di arte urbana partecipando a numerosi progetti in Italia e all’estero. Parallelamente all’attività di urban artist, il mio lavoro si concentra principalmente nell’ambito della direzione artistica e della comunicazione visiva per aziende e istituzioni pubbliche. Nel 2009 è nato il progetto "Vedo a Colori - Museo d’Arte Urbana", che ha trasformato il porto di Civitanova, ha cambiato la cartolina della città partendo proprio dal suo cuore pulsante. Sono, inoltre, direttore artistico del Tabula Rasa Visual Arts Festival. "Vedo a colori" ha cambiato il volto del porto di Civitanova".

Che effetto le fa aver lavorato su uno dei luoghi simbolo della sua città?

"È chiaramente motivo di orgoglio, è il sogno che avevo fin da bambino. Fin da quando ho iniziato con i graffiti, negli anni Novanta. Sono rimasto io, di quella generazione, a crederci, dopo un lungo percorso di formazione. Il porto adesso è tappa di turisti, ho ricevuto negli anni tanti attestati di stima da persone che mi ringraziano per aver creato tutto questo, che mi raccontato che a vedere i murales del porto hanno portato amici provenienti dall’estero. Ora abbiamo ricominciato con la riqualificazione dei primi cinque murales al porto, sono trascorsi più di dieci anni e i murales, a causa del mare, del sole e della salsedine, hanno avuto una usura più importante".

Che ruolo ha secondo lei l’arte urbana nella vita quotidina di una città?

"L’arte urbana gioca un ruolo cruciale nella rigenerazione e nella valorizzazione delle città, trasformando spazi anonimi o degradati in vere e proprie gallerie a cielo aperto. Opere come i murales di "Vedo a Colori" a Civitanova dimostrano come l’arte urbana possa fungere da catalizzatore sociale e culturale, creando nuovi punti di interesse e attirando tanti visitatori. L’arte urbana funziona se non si limita al solo abbellimento dell’ambiente urbano, ma stimola anche una riflessione, veicolando messaggi significativi sulla storia, l’identità locale e temi contemporanei. "Vedo a Colori", in particolare, ha saputo dare nuova vita ai cantieri navali, al molo e alle scuole della città, rendendo l’arte urbana accessibile a tutti e promuovendo un forte senso di appartenenza e orgoglio civico. L’arte urbana è un potente strumento di riqualificazione territoriale e di coinvolgimento comunitario ma deve essere integrata ad altre operazioni di rigenerazione in chiave urbanistica altrimenti rischia di rimanere fine a a se stessa".

Quali sono i progetti ai quali sta lavorando?

"Il progetto "Vedo a colori" è uscito ben presto dal porto, arrivando in altri luoghi della città, prima i sottopassi e poi le scuole. Sono già sedici le pareti dei vari istituti scolastici di Civitanova che sono stati colorati. La novità è che è stato realizzato un progetto anche con l’istituto di istruzione superiore Bonifazi. Le scuole sono state la strada naturale di questo progetto. La street art ha una funzione anche pedagogica, veicola un messaggio e sono stati tanti i temi che abbiamo toccato lavorando con i ragazzi delle scuole: la transizione ecologica, l’ambiente, la disabilità".

Quale è stata la risposta degli studenti al progetto?

"Abbiamo lavorato su tematiche e messaggi che hanno interessato molto i ragazzi, coinvolgendo e ricevendo l’apprezzamento degli insegnanti, dei dirigenti degli istituti e anche delle famiglie degli studenti coinvolti. Tra l’altro, come ho già detto più volte, resta un mio sogno quello di dare vita ad una scuola di arte urbana, un luogo pubblico, una valida alternativa alla strada".